Caro carburanti, avviate le istruttorie su cinque marchi di benzina per un totale di 1000 irregolarità accertate: i benzinai tornano ad accusare il governo di fare da scaricabarile riguardo agli aumenti dei prezzi di benzina e gasolio e a minacciare lo sciopero. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), con l’ausilio del Nucleo speciale antitrust della Guardia di Finanza, ha avviato le istruttori con ispezioni nei confronti di IP, Eni, Kuwait Petroleum Italia, Tamoil ed Esso, in ordine per numero di infrazioni riscontrate. Le irregolarità riscontrate riguardano l’applicazione alla pompa di un prezzo diverso da quello pubblicizzato, nonché la mancata comunicazione dei prezzi praticati sui carburanti. Inoltre, oggi i gestori hanno iniziato la settimana sul piede di guerra: secondo le relative associazioni, dal decreto Carburanti approvato sabato scorso ci si aspettava delle aperture che non si sono verificate. All’opposto sono state inasprite le sanzioni nel caso di mancata comunicazione dei prezzi praticati per benzina e diesel e se non si provvede all’aggiornamento della cartellonistica.
Caro carburanti benzina sciopero delle pompe e istruttoria Garante
Istruttorie avviate dall’Antitrust nei confronti di cinque marchi di carburanti per le irregolarità riscontate. In una nota, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato spiega che “nella giornata di oggi l’Agcm, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha svolto ispezioni nelle sedi delle società Eni Spa, Esso Italiana Srl, Italiana Petroli Spa, Kuwait Petroleum Italia Spa e Tamoil Italia Spa. I procedimenti sono stati avviati anche sulla base della documentazione tempestivamente fornita dalla Guardia di Finanza in merito alle infrazioni accertate sui prezzi dei carburanti praticati da oltre mille pompe di benzina (marchio Eni 376, marchio Esso 40, marchio Ip 383, marchio Kuwait 175, marchio Tamoil 48) distribuite su tutto il territorio nazionale. L’Antitrust – si legge ancora – ha avviato le istruttorie in quanto la documentazione e i dati trasmessi dalla Guardia di Finanza farebbero emergere da parte delle compagnie petrolifere condotte riconducibili alla omessa diligenza sui controlli rispetto alla rete dei distributori, in violazione dell’articolo 20 del Codice del Consumo. In numerosi casi – si legge ancora – è risultata difformità tra il prezzo pubblicizzato e quello più alto in realtà applicato; in altri è stata riscontrata l’omessa esposizione del prezzo praticato, ovvero l’omessa comunicazione al portale Osservaprezzi Carburanti, utile al consumatore per trovare la pompa con il prezzo più basso. In particolare, Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil – si conclude la comunicazione – non avrebbero adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori”.
Benzinai tornano a minacciare lo sciopero per il 25 e 26 gennaio
Proprio nella giornata di oggi, i benzinai sono tornati a minacciare lo sciopero delle pompe per due giorni contro le misure adottate nel decreto Carburanti adottato dal governo Meloni nella giornata del 14 gennaio scorso. In particolare, i gestori non ci stanno a passare per i “colpevoli” degli aumenti dei prezzi di benzina e gasolio. Per la giornata di domani, 17 gennaio, è previsto un altro incontro con il governo che dovrebbe scongiurare il rischio di sciopero, anche se i benzinai danno per certo che l’interruzione del rifornimento nelle giornate del 25 e 26 gennaio prossimi ci sarà. Sulla questione, il Presidente della Federazione italiana gestori carburanti e affini (Fegica), Roberto Di Vincenzo, ha affermato: “Sul caro carburanti continua lo scaricabarile del Governo. dopo aver certificato formalmente il comportamento assolutamente corretto dei gestori nell’incontro della scorsa settimana, prima della pubblicazione di un decreto pasticciato e senza alcuna efficacia sui prezzi, poi l’avvio di una istruttoria Agcm che indagherebbe sui petrolieri non per le loro eventuali responsabilità ma perché non avrebbero sorvegliato i benzinai evidentemente rei di aver speculato sui prezzi. È una situazione grave, se non fosse ridicola. Il Governo – si legge ancora nella nota – non può continuare ad avere sette anime, l’una contro l’altra, armate, e sette posizioni diverse che finiscono inevitabilmente per scaricarsi sui cittadini di questo Paese e pure su un’intera categoria di lavoratori. Non può dire oggi che i gestori si sono comportati correttamente e domani evocare l’intervento della Guardia di Finanza e dell’Agcm. L’incontro previsto per domani al Governo – che peraltro non è stato ancora convocato – non nasce certamente sotto i migliori auspici, né ci mette in uno stato d’animo sereno. Al Presidente del Consiglio facciamo appello direttamente perché riassuma alla responsabilità collegiale del Governo la direzione del negoziato e perché cessi questo continuo stillicidio di iniziative e provvedimenti assunti da singoli esponenti, i quali sembrano giocare ciascuno una propria partita. Lo sciopero al momento è confermato. La soluzione è nelle mani di un negoziato specifico che non può partire se non in condizioni di assoluta serietà e competenza sui problemi di un settore che attendono risposte da troppo tempo”. Mentre scriviamo, apprendiamo della convocazione del tavolo dei carburanti fissata per domani, 17 gennaio 2023 alle 14:30, prezzo la sala “Parlamentino” della sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Le associazioni convocate sono Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc Confcommercio.