Aumentano le disuguaglianze in Italia, dove i ricchi sono sempre più ricchi mentre i poveri rimangono indietro: è quanto emerge dal rapporto Diseguitalia, pubblicato dall’organizzazione non governativa Oxfam e dedicato alla povertà nel nostro Paese, in avvio del Forum economico mondiale.
Dallo studio emerge come la minoranza dei “super ricchi“, con patrimoni al di sopra dei 5 milioni di dollari, a fine 2021 fosse titolare di una ricchezza equivalente a quella del 60% degli italiani più poveri.
A commentare i dati del nuovo rapporto Oxfam “La diseguaglianza non conosce crisi” è intervenuta Gabriela Bucher, direttrice esecutiva dell’ong.
Mentre la gente comune fa fatica ad arrivare a fine mese, i super-ricchi hanno superato ogni record nei primi due anni della pandemia, inaugurando quelli che potremmo definire i ruggenti anni ’20 del nuovo millennio. Crisi dopo crisi i molteplici divari si sono acuiti, rafforzando le iniquità generazionali, ampliando le disparità di genere e gli squilibri territoriali.
Per ridurre le diseguaglianze, tuttavia, una soluzione concreta esisterebbe, come sottolineato dalla stessa direttrice di Oxfam.
Un sistema fiscale più equo, a partire da un maggiore prelievo sugli individui più facoltosi, è uno degli strumenti di contrasto alle disuguaglianze. Un’imposta del 5% sui grandi patrimoni potrebbe generare per i Paesi riscossori risorse da riallocare per obiettivi di lotta alla povertà a livello globale affrancando dalla povertà fino a 2 miliardi di persone.
Rapporto Oxfam, in Italia 7.5% famiglie in povertà assoluta nel 2021
Il rapporto evidenzia come la pandemia e l’inflazione non abbiano fatto altro che alimentare le disuguaglianze che caratterizzano il nostro Paese. Tra il 2020 e il 2021 si è registrata una crescita della concentrazione della ricchezza in Italia: la quota detenuta dal 10% più ricco degli italiani è aumentata di 1,3 punti percentuali su base annua a fronte di una sostanziale stabilità della quota del 20% più povero. In calo, invece, le quote di ricchezza delle fasce medie della popolazione.
A fine 2021 il patrimonio nelle mani del 5% più ricco degli italiani, titolare del 41,7% della ricchezza nazionale netta, era superiore a quello detenuto dall’80% più povero dei nostri connazionali (il 31,4%). Per i miliardari, nonostante il calo del valore dei patrimoni finanziari nel 2022 dopo il picco del 2021, il valore delle fortune si è incrementato di quasi 13 miliardi di dollari (+8,8%), rispetto al pre-pandemia.
La disuguaglianza dei redditi netti colloca l’Italia tra gli ultimi posti rispetto ai Paesi dell’Unione Europea. L’altra faccia della medaglia riguarda i redditi delle famiglie in condizioni di povertà assoluta: una condizione che nel 2021 interessa il 7,5% dei nuclei italiani, ossia 5,6 milioni di persone. Un fenomeno allarmante, che rischia di aggravarsi ulteriormente con le conseguenze del caro energia.
Dall’Oxfam “preoccupazione” per le iniziative del nuovo governo
Una questione, quella della riduzione delle disuguaglianze, che non sembra essere presa sul serio dal governo italiano, né dai governi precedenti, come spiegano con preoccupazione dall’Oxfam.
Se il dilagare del lavoro povero rappresenta una caratteristica strutturale del mercato italiano, destano preoccupazione le iniziative già messe in campo e le intenzioni del nuovo governo. Piuttosto che disincentivare il ricorso a forme di lavoro atipico che intrappolano nella precarietà milioni di lavoratori, il governo allarga le maglie per il lavoro discontinuo e invoca ulteriori interventi di flessibilizzazione. La nuova stagione politica si sta contraddistinguendo più per il riconoscimento e la premialità di contesti e individui che sono già avvantaggiati che per la tutela dei soggetti più deboli.
A esasperare ulteriormente questa situazione viene citata anche l’abolizione del Reddito di cittadinanza a partire dal 2024.
Invece di rendere più equo ed efficiente il reddito di cittadinanza, lo si abroga dal 2024, adottando per il 2023 un approccio categoriale alla povertà che, noncurante del contesto e delle opportunità territoriali di lavoro, vede nell’impossibilità di lavorare e non nella condizione di bisogno il titolo d’accesso al supporto pubblico. Invece di porre fine a iniqui trattamenti fiscali differenziati tra i contribuenti, si rafforzano regimi come la flat-tax per le partite IVA. Invece di puntare a un contrasto senza quartiere all’evasione fiscale, ci si prodiga in interventi condonistici che sviliscono la fedeltà fiscale e incentivano comportamenti opportunistici.