È rimasto davvero poco tempo per evitare gli aumenti dei salari per colf, badanti e babysitter. Oggi, lunedì 16 gennaio, alle 10:30, si riunisce per la terza volta presso il ministero del Lavoro la Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo relativo alle figure contemplate nel contratto nazionale del lavoro domestico. L’obiettivo è trovare una soluzione di compromesso che eviti un salasso a carico delle famiglie. In caso di mancato accordo o di assenza delle parti, secondo quanto previsto all’articolo 38 del Ccnl, dopo la terza convocazione è il ministero del Lavoro, per quanto concerne le retribuzioni minime contrattuali, ad essere delegato dalle organizzazioni ed associazioni stipulanti a determinare la variazione periodica della retribuzione minima pari all’80 percento (100 percento per i valori convenzionali relativi a vitto e alloggio) della variazione del costo della vita per le famiglie di impiegati ed operai rilevate dall’Istat. Nelle ultime ore non sono mancati contatti tra le parti, ma la sensazione è che si vada proprio verso l’applicazione dell’articolo 38 con tutte le conseguenze appena descritte.
Aumenti salari per colf e badanti, oggi l’incontro tra le parti al Ministero del Lavoro. Tutte le novità
In caso di mancato accordo, come indicato da Assindatcolf (l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico), l’aumento rispetto ai minimi del 2022 sarebbe pari al 9,2 percento, mentre per i valori di vitto ed alloggio sarebbe dell’11,5 percento. Per le famiglie che applicano le retribuzioni minime contrattuali ai propri collaboratori familiari, gli aumenti in arrivo dal 2023 possono oscillare in base al profilo del lavoratore, dunque da un minimo di 109 euro al mese a un massimo di 145 euro. Secondo i calcoli effettuati nelle scorse settimane dalla Fidaldo, la Federazione italiana del lavoro domestico, per una badante a tempo pieno l’aumento sarebbe di circa 125 euro al mese che considerando anche tredicesima, ferie e Tfr. Un incremento annuo che sfiora i 2.000 euro e che, in molti casi, alimenterà il fenomeno del lavoro nero, dove il settore domestico è nettamente al comando della triste classifica dei settori per tasso di irregolarità (52,3 percento), contro una media nazionale del 12,0 percento. A confermarlo anche il quarto rapporto annuale sul lavoro domestico dell’associazione Domina, che sarà presentato venerdì 20 gennaio al Senato. I lavoratori domestici totali sono circa 2 milioni, di cui meno della metà in regola. Considerando anche i datori di lavoro, il settore comprende oltre 4 milioni di soggetti. Vista l’emersione avviata nel 2020 e la conseguente ‘messa in regola’, alla fine del 2021 i lavoratori domestici contavano oltre 960 mila unità, in aumento rispetto all’anno precedente (e addirittura +12 percento rispetto al 2019). Si tratta di un settore caratterizzato da una forte presenza straniera (70 percento del totale), soprattutto dell’Est Europa, e da una prevalenza femminile (85 percento), anche se negli ultimi anni si è registrato un aumento sia degli uomini che della componente italiana. Nell’ultimo anno sono aumentati soprattutto gli uomini immigrati (+22,1 percento), generalmente i primi beneficiari della “sanatoria”. Non resta dunque che aspettare gli sviluppi attesi dal tavolo odierno.