Emergenza siccità, si sente sempre più parlare di questo fenomeno. Temperature elevate, inquinamento, cambiamenti climatici e scarse precipitazioni hanno provocato una delle più gravi situazioni di siccità in Italia degli ultimi anni.
Il livello dei maggiori fiumi italiani è ai minimi storici, con il Po che è a un livello tra il 30% e il 70% inferiore alla media stagionale. A essere state colpite duramente ben cinque regioni: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte per le quali la Protezione Civile ha dichiarato lo stato di emergenza. Ma quali sono le cause che hanno portato all’emergenza e come è possibile fronteggiarla?
Cause dell’emergenza siccità
Le cause di questa emergenza sono diverse: prima tra tutte il riscaldamento globale che, con temperature al di sopra della media stagionale, altera gli equilibri del pianeta. Ad aggravare la situazione, la scarsità di piogge in tutta Italia e la scomparsa della neve sulle Alpi. Sebbene l’Italia sia un paese ricco di corsi d’acqua, la gestione delle risorse idriche in ambito agricolo e industriale risulta essere poco oculata ed efficace. La scarsa manutenzione delle reti idriche, infatti, provoca la dispersione d’acqua nelle reti di distribuzione. A ciò si aggiungono i danni dovuti a sistemi di depurazione non sempre efficienti: tutte le sostanze inquinanti usate dall’agricoltura (fertilizzanti e antiparassitari a base di azoto, fosforo, nitrati), dalle industrie (metalli pesanti, arsenico o diossina) e dai centri urbani finiscono nei fiumi danneggiando la risorsa idrica e contribuendo ad inasprire ulteriormente l’emergenza in corso.
Cosa si può fare per evitare la siccità?
Bisogna innanzitutto evitare l’uso improprio dell’acqua. Evitare di irrigare con acqua potabile i campi e di lavare le strade, sono consuetudini care a chi vive il nostro territorio ma che, con la straordinaria crisi in atto, dobbiamo sospendere.
In secondo luogo, è necessario ridurre il consumo di acqua anche nell’industria. L’introduzione di permessi negoziabili, titoli di efficienza idrica potrebbe sostenere il percorso minimizzando i costi per il sistema industriale e assicurando al contempo obiettivi chiari di risparmio della risorsa.
In terzo luogo, occorre intervenire sulle perdite degli acquedotti per garantire la disponibilità di acqua potabile alle persone. Istat ci ricorda che dalle reti dei capoluoghi di provincia italiani si perde il 36 per cento dell’acqua immessa.
Infine, ci si deve ricordare che l’acqua dolce è scarsa e preziosa. E dunque, vale per l’agricoltura come per tutti gli altri usi, il suo prezzo deve crescere e allinearsi al suo valore intrinseco e ciascun utilizzo deve pagare il costo marginale che la sua domanda aggiunge al sistema. Il prezzo deve crescere per riflettere soprattutto i costi di ripristino dell’ambiente da cui l’acqua viene prelevata e degli ecosistemi e i mancati usi da cui viene distolta.
Anna Bonapersona