Non è passato inosservato il commento fatto negli scorsi giorni dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che, ospite dell’evento organizzato da Fdl a Milano in vista delle regionali in Lombardia, parlando di Dante Alighieri, lo ha definito “il fondatore del pensiero di destra in Italia”, scatenando le polemiche. Ora, in una lettera indirizzata al Corriere della Sera, spiega che la sua frase è stata una provocazione, ma con un fondamento ben preciso.
Dante e la destra: il commento di Sangiuliano e le reazioni politiche
“Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri. La destra ha cultura, deve soltanto affermarla”. Queste le parole del ministro Sangiuliano che, negli scorsi giorni, hanno scatenato una vera e propria polemica. Nel corso del suo intervento a “Pronti, candidati al via” organizzato da Fratelli d’Italia in vista delle regionali in Lombardia, ha poi aggiunto: “Quella visione dell’umano, della persona, delle relazioni interpersonali che troviamo in Dante Alighieri, ma anche la sua costruzione politica, credo siano profondamente di destra”.
Tra i primi a rispondere al ministro, il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, che in una nota ha scritto: “Non ci spieghiamo come il ministro Sangiuliano abbia potuto considerare il sommo Poeta come ‘il fondatore del pensiero di destra in Italia’. Basterebbe il fatto che Dante stava con i guelfi bianchi e chi lo ha esiliato sono i neri: ogni altra considerazione è superflua. Per questo il ministro della Cultura fa riferimenti culturali sbagliati, perché dovrebbe sapere che Dante nel 1302 fu costretto all’esilio proprio perché militava nei guelfi bianchi e voleva uno Stato laico, attaccava duramente il trasformismo della politica e auspicò la funzione regolatrice del diritto e la socialità dell’uomo, temi che non sono propri della destra di Giorgia Meloni”. “Consigliamo al ministro di lasciare perdere Dante, perché i riferimenti culturali della destra oggi sono Trump e Bolsonaro”, ha concluso.
“Capiamo che è un’ottima fonte di pubblicità e che al Ministro piace pronunciare parole in libertà, ma non scomodiamo il padre della lingua italiana per analisi risibili e caricaturali. Invece di pensare a governare, all’inflazione che si mangia gli stipendi, alla benzina che rincara, si impossessano – senza timore di sembrare ridicoli – anche di Dante. Se non fosse un momento drammatico per il Paese ci sarebbe da ridere. Le parole improbabili del Ministro Sangiuliano indicano chiaramente la qualità dell’esecutivo Meloni: tante chiacchiere e zero fatti”, ha invece commentato Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione cultura. Mentre Carlo Calenda, su Twitter, ha scritto un chiaro “Ma si può?”.
La precisazione del ministro: “La mia era una provocazione”
Oggi Sangiuliano è tornato sulla questione in una lettera indirizzata al Corriere della Sera, in cui spiega che la sua era una provocazione, ma ben fondata, che “si rintraccia nel monumentale volume ‘Croce e Gentile’ edito dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana”. “Nel capitolo ‘Dante di Croce e Gentile’ – spiega – si legge il richiamo del professor Enrico Ghidetti al Dante ‘epicentro ideologico della trattazione del principio di nazionalità'”. “È vero: ‘destra’ e ‘sinistra’ non sono categorie dell’età di Dante – precisa -. Sono apparse secoli dopo. Ma non di certo nel Novecento, come hanno affermato in queste ore alcuni esponenti della sinistra. Si sono formate ben prima e attorno alla Rivoluzione francese. Per questo, forse, se lo si preferisce, si può definire Dante un ‘conservatore'”. Dopodiché, conclude Sangiuliano, “l’analisi di un pensiero così denso e profondo come quello del Sommo Poeta, a cui i dantisti hanno dedicato anni di studi, non può esaurirsi nello spazio di uno scritto e tantomeno di una battuta. E nessuno pensa, sottoscritto compreso, che la sua opera e le sue idee possano essere trasposte, sic et simpliciter, al mondo contemporaneo. Ma se la provocazione che ho fatto è servita a far riprendere a qualcuno in mano i libri di Dante Alighieri, posto che lo abbiano mai fatto, è già un buon risultato“.