Covid in Cina, sarebbero 900 milioni gli infettati alla data dell’11 gennaio 2023 secondo lo studio predisposto dall’Università di Pechino: paura per l’arrivo del Capodanno cinese quando centinaia di milioni di cinesi si metteranno in viaggio per raggiungere le proprie famiglie, soprattutto nelle zone rurali, meno attrezzate per fronteggiare l’emergenza. Gli effetti deriverebbero dall’abbandono della politica “tolleranza zero” di dicembre scorso e dalla fine della pubblicazione dei dati dei contagi e dei morti per Covid decisa dal governo cinese. L’ondata di Covid non sembrerebbe destinata ad esaurirsi a breve: infatti, ci vorranno almeno due o tre mei, secondo quanto afferma l’ex capo del Centro di controllo delle malattie, per riportare la situazione alla calma. Preoccupazioni sono state espresse anche per quanto riguarda l’efficacia dei vaccini utilizzati in Cina: a sollevarle sono stati centri medici ed esperti. Intanto, da dicembre scorso ad oggi, sono calate notevolmente le esportazioni dal Paese asiatico: si tratta della maggiore restrizione registratasi dall’inizio della pandemia del 2020.

Covid in Cina, più della metà della popolazione sarebbe infettata: ecco quali sono le zone con più contagio

Secondo l’Università di Pechino, 900 milioni di cinesi avrebbero già contratto il Covid alla data dell’11 gennaio scorso. Si tratta della più grande ondata con numeri che segnano una media del 64% di infettati in Cina. Lo studio è stato citato dalla Bbc e parla anche di zone del Paese asiatico dove si supera abbondantemente il dato medio, arrivando ad andare oltre al 90% della popolazione infettata. È il caso della regione di Gansu, che risulta essere quella più colpita con il 91% della popolazione positivo al coronavirus; o delle province dello Yunnan e dello Qinghai, dove si arriva, rispettivamente, all’84% e all’80%. Le prospettive per le prossime settimane farebbero pensare a un peggioramento. Infatti, il 23 gennaio prossimo si festeggerà il Capodanno cinesi e, secondo le stime, sarebbero almeno 200 milioni le persone che si starebbero mettendo in viaggio per trascorrere le festività insieme ai propri cari, usanza che per molti non succede da tre anni, ovvero dall’ultimo Capodanno festeggiato prima dell’ondata del 2020. I dati più allarmanti del contagio arrivano soprattutto dalle province. Dall’indagine dell’Università di Pechino emerge che, nella provincia di Henan, abitata da 100 milioni di cittadini, l’89% ha contratto il coronavirus. A seguire la regione di Sichuan, abitata da oltre 81 milioni di persone, indicherebbe una percentuale di contagio pari all’80%. L’ondata, partita da dicembre con stime giornaliere di nuovi casi di coronavirus altissime, considerando anche i rischi del Capodanno cinese e gli spostamenti della popolazione, sarebbe destinata a tenere banco per i prossimi due o tre mesi.

Vaccini cinesi poco efficaci nel contenimento della pandemia

La situazione Covid in Cina, dunque, potrebbe diventare incontrollabile. Intanto, a dicembre il Paese ha perso, in termini di esportazioni, il 9,9% su base annua. Si tratta del dato più negativo registrato dalle dogane della Cina dall’inizio della pandemia. A ciò ci aggiunge la situazione preoccupante dal punto di vista della vaccinazione della popolazione: diversi studi medici e analisi di esperti, starebbero indicando i vaccini utilizzati in Cina come non adeguati a prevenire i casi gravi della malattia causata dal coronavirus. Solo nelle province di Hong Kong e Macao si stanno distribuendo, in maniera gratuita, i vaccini con tecnologia mRna dei Paesi occidentali, situazione che sta attirando parecchia gente ad andare a vaccinarsi adesso che non ci sono le restrizioni per gli spostamenti. Lo stesso effetto si sta registrando anche a Singapore e in Thailandia. Per i cinesi che vanno in queste regioni o, addirittura in altri Stati, si tratta della dose di richiamo che il governo ha negato. Negli anni di pandemia, il governo ha acconsentito alla popolazione il solo utilizzo dei vaccini prodotti in patria, negando quindi quelli esteri. Ma i prodotti cinesi, che usano un virus inattivato rispetto ai vaccini mRna, si starebbero dimostrando poco efficaci nel proteggere la popolazione.