Bimbo massacrato di botte a Ventimiglia, Ryan sta meglio e la sua è una lenta e delicata ripresa. Nella giornata di oggi,13 gennaio, ha parlato suo papà, Simone, durante la trasmissione Ore 14, manifestando nuovi dubbi, soprattutto nei riguardi di sua madre. “Ho trovato molte incongruenze nel racconto di mia madre”, ha detto il Simone facendo riferimento a quanto detto dalla madre dopo che il bambino è stato ritrovato ferito e portato in ospedale. Parallelamente alla preoccupazione per le condizioni di salute del piccolo, continuano dunque le indagini per capire cosa sia successo il 19 dicembre scorso per risalire a chi l’ha ridotto in fin di vita. Ad oggi, risultano indagati la nonna paterna e il suo compagno: per loro l’accusa è quella di lezioni gravissime. Nei giorni successivi al fatto, dopo aver raccontato che il bambino sarebbe stato investito da un’auto pirata, compagno della madre avrebbe ammesso le sue responsabilità, salvo poi ritrattare. Adesso si dice innocente e le attenzioni degli inquirenti si starebbero concentrando sulla nonna paterna. Ryan, 6 anni, è rimasto per alcuni giorni in coma farmacologico prima di risvegliarsi. I genitori del piccolo sono stati già ascoltati come testi Maria Paola Marrali, pm che coordina le indagini. Intanto, il papà del piccolo avrebbe troncato i rapporti sia con la madre che con il suo compagno.

Bimbo botte Ventimiglia Ryan, il papà: ‘Mia madre ha detto che dormiva’

Durante la trasmissione, il papà ha raccontato delle condizioni del bambino e dei sospetti che nutre verso sua madre, la nonna paterna di Ryan. “Il bambino sta dando segnali di ripresa, sta lottando giorno dopo giorno, ma a causa dei flashback di cui soffre dal suo risveglio, sta male – ha detto il papà di Ryan – È un momento molto delicato. Dentro di me penso di sapere cosa sia successo, però non vorrei esprimermi a riguardo. Ho trovato molte incongruenze nel racconto di mia madre perché il primo giorno mi era stato detto che lei stesse cucinando e il bambino fosse in stanza, e che quando era pronto lei lo avesse chiamato. Solo a quel punto si era resa conto che il bambino non fosse in casa. Mentre il giorno dopo – continua nel racconto Simone – mi è stato detto che il bambino dormiva”. Poi il papà racconta del giorno successivo, smentendo il racconto dell’incidente per strada. “Non reggeva la storia dell’incidente, perché quando il bambino è arrivato davanti a me i vestiti erano praticamente intatti. Altrimenti li avrei trovato sgualciti”, ha specificato il papà di Ryan.

Gli attimi dopo le lesioni

Simone ha anche raccontato degli attimi appena successivi al fatto avvenuto lo scorso 19 dicembre. “Ho ricevuto la prima chiamata alle 12:28, due minuti dopo il bambino è stato visto dal testimone sotto casa, poi alle 12:32, cioè quattro minuti dopo, vengo al corrente che il bambino era stato trovato sotto casa, riverso a terra, e secondo mia madre e il compagno era stato investito da un’auto pirata. E poi mi hanno detto che il bambino sarebbe caduto, accidentalmente, perché aveva dei graffi e si era fatto male al polso. A quel punto, fidandomi di loro e pensando che non fosse grave la situazione, ho detto di portare il bambino da me. Quando il bambino è arrivato davanti ai miei occhi, era riverso sul sedile posteriore dell’auto, stavo fremendo perché mi ero reso conto subito della gravità della situazione, anche perché Ryan non muoveva la parte superiore del corpo, a stento riusciva a muovere la testa, però parlava. C’è stato un attimo in cui ho chiesto a mio figlio che cosa fosse successo e lui mi ha detto di non ricordare”. Anche in casa, a volte, lui e il fratellino dicono “non ricordo” se hanno combinato qualcosa, afferma il papà. “Questa cosa mi fa pensare che il bambino possa essere stato minacciato, e perciò è bloccato nel parlare”. Quando dallo studio gli chiedono se ha avuto modo di parlare con sua madre, Simone ha risposto: “Ho avuto la tentazione di andare da mia madre a chiederle cosa fosse successo, ma in questo momento mi sto concentrando sulle condizioni del bambino e c’è la magistratura che sta svolgendo il proprio lavoro”.