Quella dell’autonomia è una delle riforme a cui punta il governo di Giorgia Meloni. Il Presidente del Consiglio, a ben vedere, è una voce critica sul tema, ma parliamo comunque di un argomento tra i fondativi di questo esecutivo. Una delle ragioni per cui è nato. Sicuramente è così per la Lega che, tra tutte, mette l’autonomia in cima alla scala delle priorità. Non a caso, alla guida del Ministero al ramo, c’è proprio un leghista. Roberto Calderoli. La Ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati, ha intanto difeso la bontà del progetto che è in itinere. Tra i preoccupati ci sono, ovviamente, i territori del Sud che temono che la riforma possa – paradossalmente – accentuare le disuguaglianze rispetto al nord Italia. Vox populi di queste istanza è stato, oggi, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Il quale – batte l’AGI – ha dichiarato:
O facciamo le persone serie e condividiamo le ipotesi, oppure l’autonomia differenziata morirà prima di nascere.
Autonomia: De Luca detta le condizioni
Vincenzo De Luca ha già incontrato in Ministro Calderoli due giorni fa, nelle stanze apposite, dettato le sue condizioni. Lo ha rifatto oggi pubblicamente:
A Calderoli ho ripetuto con la chiarezza che non mi manca, fino alla brutalità, che se si immagina di ricominciare la vecchia storia della spesa storica, se si immagina di spaccare l’Italia nel campo della sanità e della scuola, come stiamo vedendo con le misure del Governo, è evidente che ci stiamo prendendo in giro e, in questo caso, noi non faremo fare a questa ipotesi dell’autonomia differenziate neanche mezzo passo in avanti. Abbiamo appena conquistato il minimo necessario per i fondi sanitari sui quali siamo stati derubati, per dieci anni, di 200 milioni di euro l’anno.
Seppure si intravedono parole concilianti, con le quali De Luca riconosce l’attenzione di Calderoli, il governatore teme per il clima di campagna elettorale nel quale ci stiamo addentrando. Le elezioni in Lombardia, infatti, potrebbero esasperare i toni legati all’autonomia e quindi acuire i punti di rottura piuttosto che quelli di contatto.
C’è una ripresa della demagogia – ha detto De Luca – legata a questa scadenza elettorale.
Poi la stoccata al Presidente del Consiglio:
Pensavo all’onorevole Meloni – dice – quantum mutatus ab illo, quanto è cambiato anche il presidente del Consiglio rispetto ai tempi in cui la frase ‘ce lo chiede l’Europa’ era bandita dal suo linguaggio politico. Meloni ripeteva che ‘dobbiamo difendere l’autonomia nazionale’, ma in questo caso la difenderemo noi.
Timore sulle scuole
De Luca passa poi ad un tema specifico: quello della scuola. Teme, infatti, che si possa determinare l’accorpamento degli istituti scolastici e quindi si aumenta l’autmento degli alunni nelle scuole. Penalizzando, quindi, l’efficacia della didattica. Le sue parole:
ridurre drasticamente le autonomie scolastiche, senza dare motivazioni serie, se non dicendo che ‘ce lo chiede l’Europa’. Questa ipotesi – aggiunge – colpisce in particolare le regioni del Sud e significa ridurre il personale nel medio periodo. Mi pare una scelta totalmente irresponsabile, perché se c’è un campo nel quale dobbiamo investire è quello della scuola. Dietro questi obiettivi ci sono scelte politiche, ognuno faccia le proprie valutazioni.