L’ex premier Giuseppe Conte, durante la sua deposizione al processo Open Arms ha parlato del suo rapporto con Matteo Salvini nell’estate del 2019. Il leader dei 5 Stelle ha rivelato che all’epoca dei fatti “c’era un “clima incandescente” fra i due. Tale affermazione fa riferimento alla lettera inviata dal pentastellato il 14 agosto 2019 all’ora ministro dell’Interno Salvini che poi fu resa pubblica dal leader della Lega.
Conte sul caso Open Arms: “Salvini usava il tema immigrazione per fare propaganda”
Nella sua deposizione, Conte racconta che per Matteo Salvini il tema dell’immigrazione è sempre stato uno strumento di propaganda politica. Poi critica la decisione di aver reso pubblica la lettera destinata allo stesso leader dei 5 Stelle:
A me infastidiva il fatto che una lettera che era mirata a risolvere un problema fosse stata diffusa dal destinatario senza chiedere al mittente l’autorizzazione. Fermo restando che se il presidente del Consiglio scrive al ministro ci può stare, ma avrei gradito che fosse rappresentata nella sua puntualità.
L’ex premier cita poi il “clima incandescente” che in quel periodo aleggiava tra i due:
Qui invece colgo il clima incandescente rispetto a una competizione elettorale che poteva essere imminente e si voleva rappresentare un presidente del Consiglio debole sul fenomeno immigratorio mentre il ministro dell’Interno aveva una posizione di rigore, questo era il clima politico di quel periodo.
“Mai parlato con Salvini”
Conte riferisce inoltre di non aver parlato con Salvini nell’agosto del 2019 del caso Open Arms. E sottolinea:
Parliamo però di una deduzione logica. Eravamo nella fase annunciata della crisi di governo, escluderei una maggiore occasione di dialogo visto il clima che si era instaurato.
In accordo con il suo staff, Conte racconta di aver scritto al leader della Lega che che non si potevano respingere i minori.
Fu una sorta di moral suasion nei confronti del ministro dell’Interno di allora
Ha affermato l’ex premier aggiungendo che era in disaccordo con le posizioni del ministro. Nella seconda lettera scrisse inoltre che c’erano sei paesi europei che avevano confermato la disponibilità alla redistribuzione dei migranti dell’Open Arms.