Marcell Jacobs è l’atletica italiana: ne è passato di tempo dalla vittoria Olimpica a Tokyo 2020 e, nonostante il 2022 non sia stato l’anno dei più semplici, la storia insegna che quando Marcell si presenta ai nastri di partenza senza problemi fisici vince.

La stagione inizia con gli indoor, Jacobs si sta preparando a Dubai per l’esordio nei 60 metri in Polonia. Ma il mirino punta dritto agli Europei di marzo, anche se Jacobs vuole i Mondiali all’aperto di Budapest, l’ultimo titolo per completare un grande slam che lo farebbe entrare nella leggenda non solo dello sport italiano, ma anche Mondiale.

Talento ma anche lavoro e mentalità, come dimostrano le parole su leggende e i loro record, come Usain Bolt.

Bolt è un gigante. Ma per principio nessun record è fuori portata

Jacobs e la vittoria alle Olimpiadi dopo un periodo complicato

In realtà proprio quelle ultime settimane avevano convinto me e il mio team che avrei potuto farcela. Mi sono presentato a Tokyo 2020 con le carte in regola, anche se ancora in pochi avrebbero scommesso sulla mia vittoria. Ma io sapevo che l’oro olimpico era alla mia portata, era il mio sogno da bambino, da quando tenevo nella mia stanza a Desenzano il poster di Carl Lewis e mi allenavo ogni giorno facendo la spola tra la scuola e il campo; da quando prendevo le misure dei salti nelle competizioni Multistars e mi entusiasmavo seguendo i successi di Andrew Howe, e da quando, soprattutto, insieme al mio coach, Paolo Camossi, dopo tre nulli agli Europei di Glasgow decidemmo di passare dal salto in lungo ai 100 metri. Una decisione coraggiosa, presa dalla sera alla mattina, che si rivelò vincente. Non ho mai perso di vista l’obiettivo, anche se per arrivarci ho dovuto seguire un percorso difficile, con alti e bassi. Morale della favola: il talento non basta. C’è tanto lavoro dietro