Cometa di Neanderthal quando vederla e come? Perché si chiama così? Sono tanti gli interrogativi che ruotano attorno alla cometa che, nella giornata di ieri, 12 gennaio, ha già fatto visita al Sole, raggiungendo il punto di minima distanza (il perielio), pari a 166 milioni di chilometri, e che, nelle prossime settimane, farà rotta verso la Terra, probabilmente rendendosi visibile anche a occhio nudo, per poi tornarvi solo tra 50 milioni di anni.
Cometa di Neanderthal quando vederla e come
Si chiama C/2022 E2 ZTF, ma è nota come cometa di Neanderthal perché il suo ultimo passaggio sulla Terra risale a ben 52.000 anni fa, quando il Pianeta era abitato, appunto, dai Neanderthal. Si tratta quindi di una cometa di lungo periodo che proviene da molto lontano, lungo i confini del nostro Sistema solare, dove si trovano le comete ghiacciate chiamate Nube di Oort e nelle prossime settimane, dopo essersi avvicinata al Sole, farà rotta verso la Terra, per poi tornarvi probabilmente tra 50 milioni di anni. A spiegare tutto ciò che c’è da sapere sono gli esperti dell’Istituto Nazionale di Astrofisica su MediaInf.
Secondo le previsioni, nella giornata di ieri, 12 gennaio, la cometa sarebbe passata a “una distanza abbastanza elevata” dal Sole; ciò, secondo gli scienziati, avrebbe permesso al suo nucleo di “sopravvivere senza problemi all’attività di sublimazione e non disintegrarsi come è successo ad altre comete che si sono avvicinate molto di più, per esempio la Ison (C/2012 S1) nel 2013″. “Dal 17 gennaio 2023 – continuano gli esperti – la declinazione della Ztf sarà talmente elevata che diventerà circumpolare per le latitudini italiane, quindi sarà sempre visibile in cielo durante la notte e resterà tale fino al 5 febbraio”.
Attualmente la cometa si mostra ai telescopi con una chioma di colore verde, un’intensa coda di polveri di colore giallastro e una sottile coda di ione di colore bluastro. Secondo le ultime osservazioni, la luminosità starebbe inoltre aumentando e dovrebbe superare la soglia della visibilità a occhio nudo tra il 20 gennaio e il 10 febbraio prossimi, con il massimo di luminosità previsto per il primo febbraio, in concomitanza con la minima distanza dalla Terra (il perigeo), cioè a 42 milioni di chilometri dai nostri occhi. Il periodo migliore per osservarla dovrebbe quindi essere quello che parte dal 24 gennaio, ma bisognerà fare attenzione alla presenza della Luna che, con la sua luce, potrebbe rendere difficoltosa la visione.
Per ammirare lo spettacolo, secongo gli esperti sarà utile avere “almeno un piccolo binoloco 8ž30 o 10ž50, quelli tipici da escursione naturalistica”. A svelare i trucchi per una corretta osservazione è l’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope Project, che organizzerà due sessioni osservative il 13 gennaio e il 2 febbraio. “Si prevede che la cometa supererà di poco la soglia di visibilità a occhio nudo quando sarà alla minima distanza dalla Terra (circa 42,5 milioni di chilometri) il 1 febbraio alle ore 18:11, diventando così appena osservabile senza strumenti sotto cieli davvero bui, limpidi e stellati”, spiega Masi.
“Questo significa che non sarà di certo spettacolare come la C/2020 F3 Neowise dell’estate 2020 e che dunque richiederà almeno un binocolo per essere apprezzata”. In compenso, alle latitudini italiane, nei giorni di massimo splendore tra fine gennaio e inizio febbraio la cometa, come accennato, sarà circumpolare, ovvero visibile per tutta la notte al di sopra dell’orizzonte. Il primo febbraio, al momento della sua massima luminosità, l’ideale sarebbe osservarla nell’ultima parte della notte, dopo il tramonto della Luna. Un’occasione unica per scoprire la cometa, che è stata individuata lo scorso marzo da Bryce Bolin e Frank Masci del “Zwicky Transient Facility”, un programma di ricerca svolto con il telescopio Schmidt da 120 cm dell’Osservatorio del Monte Palomar, in California.