Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto ieri sera al Tg1 e al Tg5 un secondo round sul delicato tema del caro carburanti e della mancata proroga del taglio delle accise nel nuovo anno, dopo che il videomessaggio della rubrica “Appunti di Giorgia” ha sortito l’effetto opposto rispetto a quello auspicato.
Il primo punto chiave delle sue precisazioni riguarda il programma elettorale, dove il web ha notato che si fa cenno alla “sterilizzazione delle accise“: qui la premier si appella ai tecnicismi, spiegando che “ciò significa calmierare il prezzo se sale oltre una determinata soglia tramite la maggiore Iva incassata dallo Stato“.
Taglio accise, Meloni: “Investito sui redditi medio bassi”
Ancora una volta l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni deve applicare un correttivo a un provvedimento da esso emanato, questa volta per giustificare il mancato taglio delle accise sulla benzina anche nel 2023.
Prima della leader di Palazzo Chigi i ministri Pichetto Fratin (Ambiente) e Giorgetti (Economia) avevano già anticipato il cambio di rotta del governo in merito alla sua possibile reintroduzione, trasformando così il Decreto Trasparenza promulgato solo 48 ore fa. Dunque, sì a un intervento del governo se ci sarà un extragettito derivante dalle maggiori imposte, aspetto su cui probabilmente hanno spinto gli alleati di Lega e Forza Italia (con qualche malumore).
Un altro obiettivo del discorso a emittenti unificate è quello di scongiurare lo sciopero dei gestori annunciato per il prossimo 25-26 gennaio: ecco perché oggi è in agenda l’incontro con le organizzazioni sindacali di categoria dove la premier cercherà di raffreddare gli spiriti bollenti.
Altro aspetto chiave è quello della giustificazione, ossia i motivi per cui si è deciso di agire diversamente. Qui Meloni torna sulle disponibilità economiche concesse dalla Manovra, citando i 10 miliardi residui avanzati dai fondi destinati a contrastare il caro bollette. La decisione è ricaduta sulla volontà di “investire quelle risorse sui redditi medio bassi tagliando il costo del lavoro, scommettendo sulle future generazioni, sulle nuove assunzioni, aumentando le pensioni minime“. Al contrario, del taglio sulle accise avrebbero potuto beneficiare anche i redditi più alti.
“Con i soldi che il precedente governo ha investito sul taglio delle accise si sarebbero potute tagliare le tasse sul lavoro del 7%“. Così conclude Meloni, pur senza esporsi sulla bontà del provvedimento di cui lei si è dichiarata sostenitrice.
No al Mes, sì alle armi in Ucraina
Tra gli altri dossier sul tavolo settimanale di Giorgia Meloni c’è anche quello del Meccanismo europeo di stabilità (Mes): ieri pomeriggio incontro a palazzo Chigi con i vertici del sistema: il direttore generale Pierre Gramegna e il segretario generale Nicola Giammarioli. Nell’ora di colloquio la leader di Fdi continua a richiedere dei correttivi al sistema, anche dopo la sua recente riforma, sottolineando inoltre che molti Stati non ne hanno fatto ricorso nonostante potessero disporre di fondi cospicui.
Scatta invece oggi la seconda missione dell’Italia in Ucraina dopo la visita di Mario Draghi lo scorso giugno. La delegazione in viaggio verso Kiev è composta dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dall’ambasciatore Francesco Talò e dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Il governo conferma così la sua vicinanza fisica (oltre che militare) al Paese martoriato da quasi un anno di conflitti.