In un’intervista rilasciata di recente al The Times, l’attrice statunitense Julianne Moore si è aperta, confessando di aver subito body shaming in passato.
Julianne Moore ha confessato di aver subito body shaming
Julianne Moore, una delle attrici più talentuose e attraenti di Hollywood, in una recente intervista ha raccontato che qualcuno, tempo fa, le ha consigliato di curare di più il suo aspetto fisico e la sua bellezza. L’artista poliedrica, che potremo ammirare in piattaforma in Sharper, il film in arrivo su Apple TV+ il 17 febbraio di quest’anno, e nelle sale americane con l’opera prima di Jesse Eisenberg dal titolo When You Finish Saving The World, ha rivelato che un personaggio dell’industria dell’intrattenimento una volta le ha detto: “Cerca di essere più carina”, o “cerca di avere un aspetto migliore”. Moore ha risposto in questo modo: “Ovviamente nel nostro mondo l’aspetto fisico ha un suo ruolo, ma la bellezza è soggettiva. (..) Mentre crescevo, i miei capelli rossi mi facevano sentire un outsider. Ad avere i capelli rossi è il 2% della popolazione mondiale. Nessuno vuole sentirsi parte di una minoranza, in particolare quando si è bambini. Adesso i miei capelli e le mie lentiggini mi sembrano tra le cose che mi definiscono di più, ma c’è ancora una parte di me che sogna di essere bionda e abbronzata”.
Julianne Moore e i canoni di bellezza americani
Nella stessa intervista al The Times, l’attrice ha parlato anche dei canoni di bellezza hollywoodiani: “Avere i capelli rossi mi ha fatto sentire esclusa… i rossi naturali sono il 2% della popolazione mondiale; nessuno vuole sentirsi parte di una minoranza, specie da bambino: adesso ho imparato ad apprezzare i miei capelli e le mie lentiggini, ma c’è ancora una parte di me che vorrebbe essere bionda e abbronzata“. Poi ha continuato analizzando nello specifico cos’è per lei l’invecchiamento: “C’è forse un modo in-elegante di invecchiare? Non abbiamo scelta, non si può scegliere di non invecchiare, non è una cosa positiva o negativa, è così è basta. Invecchiare è parte della condizione umana, perché ne parliamo sempre come qualcosa su cui possiamo avere il controllo?“.