Il governo ha le idee chiarissime: il 2023 deve essere l’anno delle riforme. Portata a casa la legge di bilancio e raggiunti gli obiettivi sul PNRR, i ministeri sono più liberi di lavorare su quegli interventi che potrebbero caratterizzare l’intero esecutivo. Su quelle materie, diciamo, identitarie. Tra queste ci sono proprio le riforme. Meloni lo aveva promesso già sul finire di 2022 e l’anno nuovo lo ha iniziato proprio con questo spirito. Ne è la riprova, tra le altre cose, la convocazione per lunedì dei vertici di Fratelli d’Italia: un’occasione per tracciare la linea del nuovo anno e fissare un cronoprogramma con gli obiettivi da portare a casa. Si inseriscono in questo solco le riforme, anche quelle costituzionali. Si inserisce in questa scia la Ministra per le Riforme istituzionali Elisabetta Casellati. Oggi, l’ex Presidente del Senato, ha rilasciato una lunga intervista a Rainews24 proprio per parlare delle riforme.
Casellati punta sul presidenzialismo: Ddl entro metà anno?
Tra le riforme spicca quella del presidenzialimo. Il cambio della forma di governo è una pista che alletta trasversalmente il centrodestra. La Ministra ha spiegato:
a prossima settimana terminerò l’ascolto dei gruppi di maggioranza con la Lega e Noi moderati e inizierò con l’opposizione, incontrando il gruppo di Azione-Italia viva. Entro gennaio penso di concludere il confronto con tutti i gruppi delle opposizioni, con il Pd e i 5 Stelle. Dopodiché se si riesce a trovare un punto di caduta, come io auspico, coinvolgerò vari costituzionalisti che possano dare, a una volontà politica, una forma giuridica ineccepibile, in modo da riuscire a presentare un disegno di legge prima dell’estate, entro giugno. L’opposizione – ha aggiunto – va sempre coinvolta quando si tratta di modificare la Carta costituzionale che è la Carta di tutti. Mi auguro ci sia un confronto costruttivo e che non si alzino muri ideologici. Del resto, da destra e sinistra da più di 30 anni si parla di modificare la Costituzione e l’assetto del governo, il che significa che si sente forte la necessità di un cambiamento. Poi quando si arriva a mettere mano alla Costituzione sembra che sia un missione impossibile e non capisco il perché.
Il riferimento alle opposizioni è importante: il governo dovrà cercare di trovare un’apertura anche dai loro scranni. Possibile tra quelli del Terzo Polo che, seppur con sfumature diverse, è favorevole ad una riforma in senso presidenziale. Il colloquio con il gruppo di Calenda sarà, in questo senso, fondamentale. Intanto il Pd – comunque contrario – plaude all’apertura fornita da Casellati che ha deciso di incontrare tutti i gruppi parlamentari. Le parole della capogruppo Malpezzi:
Apprezziamo che la ministra Casellati voglia incontrare tutti i gruppi parlamentari sulle riforme costituzionali. L’ascolto e il dialogo, che sono sempre un valore aggiunto, su questi temi sono del tutto indispensabili. Da parte nostra non possiamo che ribadire che deve essere un dialogo vero, aperto, che parta dell’indicazione chiara dei problemi che si vogliono affrontare, non da ricette preconfezionate e da slogan divisivi. Una discussione su come razionalizzare il bicameralismo e dare più stabilità ai governi non ci spaventa e abbiamo ottime idee da mettere sul tavolo. Sta principalmente al governo e alla maggioranza – si osserva ancora – dimostrare di voler seguire la strada di un coinvolgimento vero dell’opposizione e non quella delle forzature e degli aut aut mascherati.
Autonomia differenziata? Non spacca il paese
Altra riforma sul tavolo, caratterizzante della Lega, è quella delle autonomie. Le parole di Casellati:
La maggioranza è compatta sull’autonomia differenziata, perché fa parte del programma di governo, è prevista della Costituzione e come ha spiegato il ministro Calderoli, autonomia differenziata significa una migliore allocazione delle risorse. Non significa spaccare l’Italia, ma costruire un progetto compatibile con l’unità della nazione e scongiurando il pericolo che le differenziazioni regionali possano aumentare le differenze nei territori e compromettere la coesione sociale. Non si vuole questo. Si vuole anzi che il sud possa crescere ed enfatizzare le sue straordinarie risorse.