Srdjan Golubovic Dj-Max, quando il passato riemerge dalle zone oscure e ti si rivolta contro. Uno Tsunami di odio e rancore ancora più forte rispetto a quellon che c’era stato. Già perché la storia in questione non è semplice da raccontare.

Un ragazzo all’epoca, un uomo ora, ma quando era più giovane godeva nel provocare paura e creare odio.

E’ la vicenda di Srdjan Golubovic che quand’era brutale sul serio e credeva nella pulizia etnica scorrazzando per la Bosnia assieme alle Tigri di Arkan, il lanciagranate a tracolla non si faceva scrupoli di nessun tipo. Lui e i suoi amici ne hanno fatte di cotte e di crude, ammazzando, violentando e deturpando perfino i corpi inermi e senza difese di persone senza vita.

Un abominio. Una schifezza che non può passare inosservata, soprattutto dopo quanto sta uscendo su tutti i giornali bosniaci da settimane. E ora che il ragazzo si è fatto uomo ed è diventato famoso, tutto viene fuori. E puzza. Un odore fetido e vecchio, ma che sa anche di vendetta.

Srdjan Golubovic Dj-Max. La foto simbolo

Ora, scrive il Cor Sera rilanciando un’inchiesta del Rolling Stone, la temibile Tigre ha la pancetta e crede d’essersi ripulito la coscienza.

E gira indisturbato. Inosservato. Impunito. «Perché quell’uomo è libero di vivere come vuole?», si chiede indignata Alma Sabanovic: trent’anni fa, quell’uomo diventò una simbolica foto pubblicata su Time e replicata milioni di volte. L’immagine mostruosa della guerra.

Nella famosa foto si vede Golubovic con un paio d’occhiali bianchi sulla fronte, in una mano il fucile e nell’altra una rilassante sigaretta da turista dell’orrore, il piede sollevato e leggiadro come in una scena d’Arancia Meccanica, pronto a tirare un calcio in testa a una donna appena ammazzata.

La donna si chiamava Tifa Sabanovic ed era la mamma di Alma. Lo scatto era del 2 aprile 1992. Il luogo era Bijeljina, dove in quei giorni si consumava la pulizia etnica sulla pelle di centinaia di persone massacrate per odio e, purtroppo, anche piacere. Si, il piacere. Ecco perché c’è ancora tanta rabbia per il popolo bosniaco. Un massacro.

La Tigre Arkan, vero nome Željko Ražnatović, che durante la guerra dei Balcani si rese protagonista di massacri di persone innocenti (Ansa)

Da carnefice a deejay. Da Tigre a Dj-Max

La vecchia Tigre, che i suoi complici chiamavano Capitano Max, dopo trent’anni s’è riciclato disc-jockey col nome d’arte «Dj Max». Una second life. «Dj Max» marcia spedito nelle serate e spara le hit. E senza incubi, men che meno rimorsi, fa ballare spensierata e ignara la meglio gioventù serba.

Il capobranco Arkan, il comandante che tutti temevano, l’ammazzarono un pomeriggio del 2000 all’Intercontinental di Belgrado. Le altre belve han preso sentieri diversi: chi è finito a lavorare nello staff dell’attuale presidente serbo Vucic, chi s’è fatto asceta con la croce e il barbone dei monaci ortodossi, chi ha complottato per altri assassinii, chi s’è dedicato a una carriera d’attore nelle fiction tv, chi s’è fatto ammazzare da qualche clan rivale…

Lui, Golubovic, oltre a fare il deejay, ha comprato un cane boxer e una villetta nella natia Vracar, s’è sposato, ha fondato la casa. Ma adesso, col passato che è tornato ad essere presente, un presente vivo e pieno di vendetta, le cose cambieranno. E non certo per il meglio.