L’apertura dell’inchiesta vaticana a quarant’anni dalla scomparsa apre un inedito capitolo di speranza per la famiglia di Emanuela Orlandi. Credo che l’impegno quotidiano per avere verità e giustizia sia il filo rosso che unisce idealmente i sentimenti dei parenti delle persone fatte sparire nel nulla.

Sono queste le parole – riportate dall’AGI – di Anna Marra sorella di Sonia Marra, ragazza scomparsa a Perugia il 16 novembre del 2006 e mai più ritrovata. La Procura della Repubblica ha condotto un’inchiesta sull’ipotesi di omicidio che si è conclusa con l’assoluzione dell’imputato, un giovane che ebbe una relazione con la studentessa pugliese. L’interpretazione che si può dare di queste parole è chiara: la riapertura del caso di Emanuela Orlandi, la giovane ragazza vaticana sparita nel 1982, dà speranza a tutte le altre storie di ragazze e ragazzi scomparsi in Italia. La sorella di Sonia Marra ha poi aggiunto:

Sonia, mia sorella,  è stata ammazzata e il suo corpo occultato. Non ha potuto neppure avere una degna sepoltura: una ingiustizia nell’ingiustizia che dura da sedici anni. È tempo che chi sa parli, che si liberi la coscienza del peso di un orribile omicidio, che si torni ad indagare. Giorno dopo giorno combattiamo il dolore e l’oblio. Ci sentiamo vicini alla famiglia Orlandi alla quale rivolgiamo l’auspicio che finalmente ci possa essere quella svolta tanto attesa per avere, appunto, verità e giustizia.

Chi era Sonia Marra

Sonia Marra era una studentessa di 25 anni scomparsa e mai più ritrovata dalla famiglia disperata, proprio come nel caso di Emanuela Orlandi, nel 2006. L’unico accusato è Umberto Bindella che, in seno ad anni di processo, è stato poi assolto dalle accuse di omicidio ed occultamento di cadavere.

“Riaprire il caso”

La richiesta è chiara: riaprire le indagini relative alla sparizione di Sonia Marra. Una richiesta che fa leva anche alla luce di intercettazioni che sembrerebbero fare riferimento proprio alla sua tragica scomparsa. Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, infatti, Sonia sarebbe stata uccisa perché in attesa di un bambino non desiderato o perché era venuta a conoscenza di questioni che dovevano rimanere segrete. All’epoca, la giovane prestava servizio come segretaria volontaria al centro teologico Leone XIII di Montemorcino, a Perugia. In quegli ambienti si erano concentrate le indagini.