Bonus edilizi, la cessione crediti e l’applicazione dello sconto in fattura saranno libere rispetto agli stati di avanzamento dei lavori richiesti per esercitare le stesse opzioni degli interventi in superbonus. È in arrivo, infatti, la nuova norma che finalmente farà chiarezza sulla corretta applicazione dei vincoli imposti per l’esercizio della detrazione fiscale o delle due opzioni di cessione. La novità è attesa in uno dei prossimi provvedimenti del governo, che potrebbe essere anche la conversione del decreto “Aiuti-quater”, attualmente in Senato per l’approvazione definitiva. Ciò che alcune parti politiche chiedono è una norma interpretativa che faccia chiarezza sulla cessione dei bonus non in regime di 110%, anche andando oltre la sentenza della Corte di Cassazione datata 8 novembre 2022 che aveva messo sullo stesso piano l’esecuzione dei lavori, oltre agli avvenuti pagamenti, quale condizione indispensabile per procedere con la scelta di una delle due opzioni, sia nel caso del superbonus 110% che degli altri bonus edilizi. A porre la questione, è un Ordine del giorno già votato nella giornata di ieri, 11 gennaio, presentato da Andrea de Bertoldi di Fratelli d’Italia.
Bonus cessione crediti superbonus: in arrivo la nuova norma interpretativa che fissa le regole di cessione
,Secondo quanto prevede l’Ordine del Giorno di Andrea de Bertoldi, i due adempimenti (pagamenti effettuati ed esecuzione dei lavori) dei bonus edilizi vanno tenuti separati dagli stessi requisiti richiesti nel superbonus 110% per non creare il caos. “Si tratta di una misura interpretativa che non dovrebbe avere costi e che va nella direzione indicata dal Consiglio nazionale dei commercialisti – ha affermato de Bertoldi – Chiediamo di inserirla nel primo decreto utile”. La questione si è posta soprattutto dopo la sentenza della Corte di Cassazione datata 8 novembre 2022, allorquando – secondo i magistrati – le cessioni dei crediti di imposta o gli sconti in fattura necessitano dell’esecuzione degli interventi previsti e dei relativi pagamenti, sia nel superbonus che negli altri bonus edilizi. Interpretazione, questa, che va in senso contrario a quanto rilevato fino a quel momento dall’Agenzia delle entrate e dal ministero dell’Economia, secondo i quali sia per la cessione dei crediti di imposta che per lo sconto in fattura, nel caso dei bonus edilizi differenti dal superbonus 110%, si necessita solo dell’avvenuto pagamento delle spese relative alla finestra temporale oggetto di agevolazione fiscale. Non servirebbe, pertanto, nel caso dei bonus edilizi, aver svolto gli interventi fino a un certo punto. L’interpretazione dei giudici della Corte di Cassazione, al contrario, rischierebbe di spiazzare migliaia di imprese dell’edilizia che stanno effettuando lavori in regime di bonus differenti dal superbonus. Tocca, dunque, al governo guidato da Giorgia Meloni chiarire la questione con una norma interpretativa che possa delineare, in maniera precisa, le modalità di accesso alle opzioni dei bonus edilizi.
Altre novità in arrivo con la conversione del decreto ‘Aiuti-quater’
Nell’Ordine del giorno di Andrea de Bertoldi, dunque, si chiede che sia lo sconto in fattura che le cessioni dei crediti di imposta siano liberi dal vincolo degli stati di avanzamento dei lavori. Nel dettaglio, il provvedimento richiede che i bonus edilizi siano slegati dal raggiungimento dei Sal che devono essere non più di due per ciascun intervento e corrispondenti, ciascuno, ad almeno il 30% di stato di avanzamento rispetto al complessivo del lavoro agevolato. L’Ordine del giorno, pertanto, chiede che venga emanata una norma di interpretazione autentica che tuteli l’interesse del legittimo affidamento. Ad oggi, la legge di conversione del decreto “Aiuti-quater” prevede che l’aliquota di agevolazione fiscale del superbonus scenda dal 110% al 90% per gli interventi effettuati a decorrere dal 1° gennaio 2023, condizionando peraltro l’ottenimento della detrazione fiscale anche ad altri parametri prima non previsti, quale quello del quoziente familiare del proprietario o del titolare di diritto reale sull’immobile oggetto di intervento non superiore ai 15.000 euro. In tema di sblocco dei crediti di imposta, c’è la possibilità per le imprese di poter ottenere il prestito-ponte, garantito da Sace, al fine di “monetizzare” i crediti rimasti bloccati. Inoltre, diversamente dai precedenti provvedimenti, le banche – che hanno nel cassetto crediti senza riuscire a disfarsene per creare nuovo spazio fiscale e quindi procedere a nuovi acquisti di bonus – potranno procedere a una nuova cessione dei crediti – rappresentante la quinta – ma solo in regime controllato, ovvero ad altre banche, assicurazioni e intermediari finanziari.