La Procura di Trento ha annunciato poco fa che richiederà l’archiviazione dell’inchiesta riguardante il crollo del ghiacciaio della Marmolada che, il 3 luglio 2022, costò la vita a 11 persone, tra morti e dispersi. La decisione è arrivata dopo la relazione presentata dai periti tecnici, che hanno rivelato che quanto accaduto è stato un “evento non prevedibile”.

Crollo ghiacciaio Marmolada: verso l’archiviazione dell’inchiesta

Undici persone, tra morti e dispersi. È questo il bilancio del disastro della Marmolada, dove il 3 luglio scorso una massa di sassi e ghiaccio si è staccata dal ghiacciaio, scivolando rapidamente a valle e travolgendo due cordate di escursionisti nella zona di Punta Rocca. A parlare dell’eccezionalità dell’evento era stato, subito dopo i fatti, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che aveva così commentato la tragica notizia: “È stata una tragedia inevitabile, unica nel suo genere, è venuto giù un grattacielo di 70 piani e 100 metri di lunghezza. Non era prevedibile come conferma chi conosce la montagna”. Dopo l’apertura di un’apposita inchiesta, a confermare l’imprevedibilità del crollo è stata anche la perizia tecnica.

Come già emerso a metà dicembre scorso a seguito della perizia di oltre 60 pagine depositata dagli esperti dell’Università di Siena e di Trento, anche la perizia tecnica richiesta dalla Procura ha infatti messo in evidenza il fatto che si sia trattato di un “evento non prevedibile”. A riportare la notizia è il Corriere del Trentino, che preannuncia anche la richiesta di archiviazione dell’inchiesta sul disastro. “Le temperature elevate registrate da metà giugno hanno indotto un’intensa fusione, superficiale della neve residua, del nevato e del ghiaccio”, comportando una riduzione di circa sette centimetri al giorno del ghiacciaio della Marmolada. È ciò che emerge nel dettaglio dalla relazione di 45 pagine firmata dai professori Carlo Baroni, del dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Pisa, e Alberto Bellin, della facoltà di ingegneria dell’Università di Trento, con il contributo di altri tre docenti universitari e di un ricercatore del Cnr.

La Marmolada avrebbe perso, in soli dieci anni, “oltre cinque metri di spessore medio e oltre 7,7 milioni di metri cubi di ghiaccio”, dimezzando la sua estensione in poco più di 30 anni. A concorrere al suo crollo, secondo gli esperti, sarebbe quindi stato un insieme di fattori: dallo scioglimento della neve di superficie alla formazione di “bédière” (torrenti epiglaciali), che “contribuiscono ad accrescere la disgregazione del ghiaccio”. “Sulla base delle conoscenze disponibili – hanno concluso – l’evento non era prevedibile” e “non è stato possibile identificare elementi che potessero, qualora osservati nei giorni precedenti, suggerire un alto rischio di crollo imminente”. Ecco perché, probabilmente già nei prossimi giorni, la Procura di Trento chiederà l’archiviazione dell’inchiesta sul disastro, non prevedibile, ma, come molte tragedie, legato all’aumento delle temperature e ai cambiamenti climatici. Se il disastro non si è potuto evitare, gli esperti consigliano comunque agli escursionisti massima attenzione: “La dolorosa esperienza della Marmolada – scrivono – suggerisce cautela nel frequentare questi ambienti, soprattutto nei mesi più caldi”, consiglio che sembra aprire all’ipotesi che, in futuro, il ghiacciaio possa perdere altri pezzi.