Secondo la nuova analisi della Bce, riportata nel Bollettino, ”i tassi di interesse devono ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine. Tali affermazioni arrivano in seguito alle decisioni del Consiglio direttivo del 15 dicembre, e conferma che da marzo il portafoglio dei bond acquistati negli anni col programma ‘App’ “sarà ridotto a un ritmo misurato e prevedibile” pari, in media, a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023 e che verrà poi determinato nel corso del tempo.
Bollettino Bce: “Gli aiuti a favore delle famiglie fermeranno l’inflazione”
Nell’analisi, la Banca Centrale Europea elabora uno scenario alquanto rassicurante:
Le misure di bilancio attuate a sostegno delle famiglie in risposta all’elevato livello delle quotazioni energetiche e dell’inflazione dovrebbero frenare l’incremento dei prezzi nel corso del 2023.
Tuttavia avverte:
Una volta revocate, tuttavia, l’inflazione riprenderà a salire. Le strozzature dal lato dell’offerta si stanno gradualmente attenuando, sebbene i loro effetti stiano ancora contribuendo all’inflazione, soprattutto per quando riguarda i prezzi dei beni.
Mercati finanziari, tassi di interesse a lungo termine in aumento
Nel periodo tra settembre e metà dicembre 2022, si legge nel Bollettino economico , i tassi di interesse a più lungo termine sono cresciuti, nel complesso, solo lievemente” e “i differenziali sui titoli di Stato si sono ridotti”. L’andamento di Italia e Grecia pare quindi smentire chi temeva un’impennata degli spread fra annunci di rialzi dei tassi e smantellamento del Qe.
Per quel che riguarda i salari, la Bce afferma che presto si dovrebbe assistere ad un aumento dei tassi, ben superiori alle medie storiche, sospingendo al rialzo l’inflazione.
Ciò riflette mercati del lavoro solidi che finora non sono stati colpiti in misura dirimente dal rallentamento dell’economia, aumenti dei salari minimi nazionali e un certo adeguamento delle retribuzioni agli elevati tassi di inflazione.
E conclude:
Oltre il breve periodo l’atteso rallentamento dell’economia nell’area dell’euro e l’incertezza in merito alle prospettive economiche eserciteranno probabilmente delle pressioni al ribasso sulla crescita salariali.