Joe Pesci su Mamma ho riperso l’aereo evidentemente sente di non aver detto tutto. Essendo un uomo di spettacolo, conosce bene l’importanza dei tempi e infatti attende una data precisa per vuotare il sacco. Nell’anno in cui si celebrano i trent’anni esatti dall’uscita del secondo (e ultimo) capitolo della saga che lanciò Macaulay Culkin nel firmamento delle baby star di Hollywood, esce un fatto “di cronaca”. Ecco cosa accadde su quel set che appariva mansueto e sereno e che invece ha tirato un brutto scherzo all’italo-americano feticcio di Martin Scorsese.
Joe Pesci su Mamma ho riperso l’aereo, l’incidente
Quando si stava girando “Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York” (titolo originale “Home Alone 2: Lost in New York”), l’aria era frizzante. Il primo capitolo, nella sorpresa generale, aveva fatto il botto al botteghino e il pubblico iniziava già a dare segni di adorazione del cast. trent’anni dopo, tanto è passato da allora, si può confermare che quelle sensazioni fossero giuste. I due titoli sono diventati, a tutti gli effetti, storia del cinema moderno e dei veri e proprio classici natalizi. Eppure qualcosa di poco idilliaco accadde.
In un’intervista rilasciata al magazine People in occasione dei 30 anni dall’uscita, Joe Pesci ha ricordato di essersi infortunato sul set nella scena iconica dove il cappello del suo personaggio prende fuoco:
“Oltre ai prevedibili bernoccoli, lividi e dolori generali che si associano a quel particolare tipo di scene, ho subito gravi ustioni alla parte superiore della testa durante la scena in cui il cappello di Harry prende fuoco.”
Il giudizio sul collega Macaulay Culkin
La pellicola uscì in sala il 20 novembre del 1992 incassando oltre 359 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando il terzo film con il maggior incasso del 1992. Ma come fu lavorare col bambino prodigio? L’attore Premio Oscar per “Toro scatenato” ha ricordato il clima più leggero rispetto al primo capitolo:
“C’è stata più spontaneità e creatività sul set, Macaulay era un ragazzo davvero dolce e, nonostante fosse solo un bambino, era molto professionale. Sul set ho limitato i rapporti con non volevo che si vedesse sullo schermo che in qualche modo eravamo amici. Volevo mantenere intatta l’integrità del rapporto conflittuale.”
Joe Pesci su Mamma ho riperso l’aereo, sul possibile terzo capitolo
I fan di tutto il mondo della saga sognano una reunion per un terzo capitolo ma tante cose sono cambiate. Culkin non ha confermato il talento fanciullesco, sperperando una carriere che era partita col botto, e l’attore italo-americano, nella stessa intervista, si mostra possibilita ma con una precisazione che sa di pietra tombale:
“In questi casi si dice sempre ‘mai dire mai’. Tuttavia, credo che sarebbe difficile replicare non soltanto il successo, ma anche l’innocenza che contraddistingueva i due film originali. I tempi sono cambiati e viviamo in un’epoca molto diversa, oggi. Le priorità della gente sono differenti rispetto a quelle di 30 anni fa.”
La trama
Ecco come il blog di settore La Tana del Cobra racconta l’intreccio del sequel di “Mamma ho perso l’aereo”:
“Chicago, Illinois. La famiglia McCallister si appresta ad andare a Miami per trascorrere le vacanze di Natale. Questa volta però Kevin non viene dimenticato a casa come l’anno precedente, ma nella confusione dell’aeroporto perde di vista i genitori e, seguendo un uomo fisicamente simile a suo padre e che indossa un cappotto identico a quello di Peter, si imbarca su un aereo sbagliato. Salito sull’aereo, inizia ad ascoltare la musica con le cuffie e non sente gli annunci di bordo, quindi finisce per non accorgersi dell’errore ed arrivare a New York. I genitori, giunti in Florida, si accorgono di aver perso il figlio e contattano la polizia per le ricerche; nel frattempo però Kevin non si spaventa e dà inizio ad un’avventurosa esplorazione della città, accorgendosi tra l’altro che la carta di credito del padre è rimasta a lui e usandola per prenotare una lussuosa camera al Plaza Hotel.
Dopo qualche giorno Kevin viene scoperto dal personale dell’albergo, perché il portinaio, sospettoso, ha volutamente fatto in modo che la carta di credito usata da Kevin risultasse rubata, per far sì che, rintracciandola, fosse possibile ritrovare anche quest’ultimo. Il bambino, inoltre, deve fare nuovamente i conti con due sue vecchie conoscenze, i ladri Harry e Marv, che erano stati arrestati proprio grazie a lui e che, da poco evasi dalla prigione e giunti anche loro a New York per svaligiare negozi, vogliono ancora vendicarsi contro il ragazzo.
I ladri hanno intenzione di nascondersi nel negozio di giocattoli del signor Duncan per derubarlo proprio alla mezzanotte della vigilia di Natale, rubando i soldi dalla cassa del negozio e i fondi benefici destinati ad un ospedale pediatrico, per poi, una volta messo a segno il colpo, scappare e rifugiarsi in un altro stato. Kevin, dopo averli nuovamente incontrati, finisce nelle loro mani, ma riesce a registrare la loro conversazione mentre parlano del furto da compiere grazie a un registratore vocale, per poi fuggire di nuovo grazie all’aiuto di una passante.
Kevin si rifugia a Central Park, dove incontra la “donna dei piccioni”, una malinconica signora di buon cuore caduta in disgrazia e che vive come senzatetto, sempre accompagnata da molti piccioni che nutre e tratta come fossero suoi animali da compagnia. Inizialmente Kevin ne rimane terrorizzato, ma dopo che lei lo ha aiutato a liberarsi, quando il suo piede si è incastrato tra le pietre, si rende conto che è una brava persona e le chiede scusa per aver avuto paura di lei.
La donna porta Kevin nel sottotetto del Carnegie Hall, dove un’orchestra sta eseguendo “Adeste fideles”, e gli confida che da quella posizione ha assistito di nascosto ad esibizioni di molti famosi artisti, tra cui Ella Fitzgerald, Count Basie, Frank Sinatra e Luciano Pavarotti. Gli racconta come la sua vita sia crollata a causa di relazioni sbagliate e lui le dà qualche consiglio, promettendole che sarà sempre suo amico.”