Colf e badanti, gli aumenti di stipendio potrebbero essere di più ma ‘spalmati’ nel corso del 2023: ecco come si configura il doppio rialzo delle retribuzioni dei lavoratori domestici in base all’accordo che le parti sociali e i sindacati potrebbero trovare al ministero del Lavoro nel corso dell’ultimo tavolo, quello decisivo, in programma per il prossimo 16 gennaio. Il graduale aumento, dunque, potrebbe farsi in due tranche per evitare che gli incrementi retributivi pesino sulle famiglie a dismisura dato l’alto tasso di crescita dei prezzi. Come prevede l’articolo 38 del contratto di lavoro nazionale dei lavoratori domestici, l’aumento delle retribuzioni deve avvenire, in mancanza di un accordo differente, in via automatica e all’80% del tasso di inflazione registrato dall’Istat nel mese di novembre 2022. Essendo il tasso dell’11,8%, la percentuale dell’80% segnerebbe aumenti di stipendi per colf, badanti e babysitter di oltre il 9%.
Colf badanti aumenti stipendio 2023: la proposta di spalmare gli incrementi e di pagare di più
L’accordo alternativo dei sindacati e delle parti sociali che potrebbe arrivare dall’ultimo tavolo al ministero del Lavoro, configurerebbe aumenti di stipendio di colf e badanti che potrebbero essere di più dell’80% del tasso di inflazione registrato il 30 novembre 2022 ma spalmati in due tranche. Si potrebbe prevedere l’incremento del 100% dell’inflazione, con aumenti dunque dell’11,8% anziché del 9,2%, ma dilazionati in due scadenze nel corso dell’anno. Il primo aumento, pari alla metà, scatterebbe a metà gennaio, il secondo a luglio. La novità è emersa in un incontro tenutosi nella giornata dell’11 gennaio tra le parti sociali, anche se rappresenta una base di partenza. “Al momento non c’è ancora un accordo – ha spiegato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione che difende gli interessi delle famiglie datrici di lavoro – Si sta cercando un compromesso che tuteli il potere di acquisto dei lavoratori ma che dia qualche vantaggio anche ai datori”. Si era espresso in questi termini anche Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico: “Speriamo di trovare un accordo sulla dilazione degli aumenti nell’anno”, aveva spiegato qualche giorno fa Zini, per il quale dunque gli aumenti andranno applicati ma in tempi dilazionati per andare incontro anche alle famiglie.
Esempi di retribuzioni di collaboratori domestici con gli aumenti
Fin qui gli aumenti degli stipendi. Per colf, badanti e babysitter sono da considerarsi anche gli aumenti dei contributi versati dalle famiglie all’Inps, il cui adeguamento avviene in maniera non proporzionale agli aumenti retributivi. Mentre le spese di vitto e alloggio sono adeguati in via automatica al 100% del tasso di inflazione, quindi l’indicizzazione dovrà essere fatta all’11,8%. Nel caso in cui, nel tavolo del 16 gennaio prossimo, non si riuscisse a trovare alcun accordo alternativo, gli aumenti scatterebbero in automatico al tasso del 9,2%. Per fare qualche esempio, l’impatto maggiore lo avranno le famiglie che hanno un collaboratore domestico contrattualizzato per molte ore: una badante inquadrata nel livello C super, non convivente, assunta per 30 ore a settimana per una persona non autosufficiente, passerebbe da uno stipendio mensile di 926,90 euro a 1.012,70 euro, con un incremento di 66 centesimi all’ora; allo stipendio vanno aggiunti i contributi che passerebbero da 107,90 a 117 euro, con un aumento non proporzionale di 9,10 euro al mese. Una badante convivente inquadrata nel livello C super e assunta a tempo pieno vedrebbe passare il suo stipendio mensile da 1.026,34 a 1.120,76 euro e i contributi da 194,22 a 210,60; infine una babysitter inquadrata nel livello B super per un bimbo sotto i 6 anni che lavora per 40 ore a settimana, avrebbe un aumento di stipendio che passerebbe da 1.234 a 1.348 euro e incrementi contributivi da 143,87 a 156 euro. In linea generale, per le famiglie il maggiore esborso per un collaboratore domestico si attesterebbe tra i 109 e i 145 euro mensili, con stipendi annuali che aumenterebbero da 17.177 a 18.752 euro. Non subiranno gli aumenti le famiglie che hanno collaboratori pagati a ore: il minimo previsto dal contratto nazionale è di 4,83 euro per un’addetta alle pulizie di casa, ma solitamente le famiglie pagano già di più per ora la collaboratrice. Pertanto, gli aumenti che scatteranno sulla paga minima oraria risulteranno “assorbiti” dallo stipendio orario pagato normalmente dalle famiglie.