Iran, contro la repressione violenta delle manifestazioni da parte del regime, secondo la giornalista esperta della situazione iraniana Tiziana Ciavardini “le condanne dell’Occidente non bastano più, servono azioni più concrete contro le atrocità del regime”.

Iran, Ciavardini sulla posizione dell’Occidente: “La solidarietà è importante, ma servono azioni più nette”

Proseguono le manifestazioni di protesta in Iran e proseguono, purtroppo, anche le azioni di violenta repressione da parte del regime islamico. Di fronte a tutto questo, arriva la presa di posizione dell’Unione Europea, che ha convocato ufficialmente l’ambasciatore dell’Iran presso l’UE, per esprimere nuovamente la condanna delle istituzioni europee contro le condanne a morte eseguite nei confronti dei manifestanti.
Parole nette ma che, seconda la giornalista e antropologa Tiziana Ciavardini, profonda conoscitrice della situazione in quel territorio, non sono più sufficienti, di fronte alle violenze perpetrate quotidianamente dal regime. Lo ha sottolineato durante il suo intervento nella trasmissione “Nautilus”, condotta da Vanessa Piccioni e Francesco Fratta su Cusano News 7.

“Le parole di condanna dei politici occidentali non bastano più, servono azioni più concrete perché i manifestanti continuano a essere impiccati. Si tratta di ragazzi molto giovani che erano semplicemente nelle strade a manifestare. La solidarietà della comunità internazionale c’è ed è importante, ma servono azioni nette”.

La repressione in Iran, Ciavardini: “Un carcere a cielo aperto”

La giornalista è, poi, entrata nel dettaglio delle violenze subite dai manifestanti, aggiungendo ulteriori dettagli rispetto a quanto riferito dalle testimonianze che arrivano direttamente dagli attivisti in Iran.

“L’Iran è un carcere a cielo aperto, sono moltissime le restrizioni per le donne ma anche per gli uomini. I metodi usati dal regime sono forse assimilabili a quelli del Medioevo. Molti prigionieri spesso vengono torturati, prima di essere giustiziati. Ci sono stupri perpetrati su donne e uomini e, addirittura, viene imposto ai prigionieri di violentarsi tra di loro. Sono molti anche i suicidi di alcuni di questi ragazzi, quando escono dal carcere, quindi è possibile che gli vengano somministrate delle droghe che poi li lasciano in uno stato psicologico tale da indurli al suicidio.
Un’altra storia uscita qualche tempo fa riguarda il fatto che le ragazze vergini non possono essere giustiziate, quindi si procede a un matrimonio temporaneo con una guardia carceraria la notte prima dell’impiccagione. La ragazza viene poi stuprata e, il giorno seguente, impiccata. Sono cose lontanissime dalla civiltà di cui dovremmo parlare nel 2023″.

Sulla rivoluzione della Generazione Z in Iran: “Le proteste non si fermeranno”

Ciavardini sottolinea, poi, la novità delle proteste in corso, cui il regime non ha mai dovuto far fronte in passato: il fatto che a portarle avanti sia una generazione consapevole che le violenze, i soprusi e le discriminazioni quotidiane che il regime gli impone, non appartengono al secolo in cui viviamo e lottano per abbatterle.

“Il regime si sta rendendo conto che quello che sta avvenendo oggi non era mai accaduto dalla rivoluzione del ’79 a oggi.
La vicenda di Mahsa Amini è stata la miccia che ha dato il via a questa situazione. Non si tratta di semplici proteste, ma di una vera e propria rivoluzione. Le proteste continueranno perché questi ragazzi sono disposti anche a morire. I giovani continuano ad andare nelle strade pur di rovesciare questo regime e non hanno paura. La loro forza e il loro coraggio nascono proprio da anni di soprusi, discriminazioni, arresti e violenze che forse in Occidente non si conoscevano ma che venivano denunciate da chi se ne occupava da vicino. Quello che il regime non capisce è che, continuando ad arrestare e a impiccare i manifestanti, non farà altro che alimentare la loro rabbia, perché i ragazzi vorranno vendicare questi morti, uccisi dal regime islamico”.

Infine, la Ciavardini denuncia quello che lei definisce un vero e proprio “episodio di censura” subito da lei e dal direttore di ‘Eurocomunicazione’ Giovanni De Negri, da parte dell’ambasciata iraniana a Roma.

“Domani, 12 gennaio, si tiene la prima conferenza stampa del nuovo ambasciatore iraniano a Roma ma questa conferenza, a quanto pare, non è aperta a tutti. Mi sono accreditata, insieme con il direttore di ‘Eurocomunicazione’ Giovanni De Negri, ma ci hanno risposto che i posti sono terminati e che non c’è possibilità di partecipare. Si tratta di censura, perché una conferenza stampa deve essere aperta a tutti i giornalisti e se non lo è, vuol dire che è solo una riunione tra amici e seguaci del regime islamico”.