Lo scorso anno non iniziò nel migliore dei modi per Novak Djokovic, travolto dalle critiche di stampa e opinione pubblica in seguito alla polemica su Covid e vaccini che vide l’exploit in Australia. Il tennista serbo, a un anno di distanza, ha trovato modo per raccontare le fasi più intense di quel periodo che naturalmente per lui è stato davvero concitato:
Sono stato coinvolto in una tempesta mediatica sulla stampa di tutto il mondo relativa a tutto ciò che ha a che fare con Covid-19 e il vaccino. All’improvviso, sono diventato il cattivo del mondo, una posizione in cui è orribile trovarsi come atleta. La storia che è stata creata su di me dalla stampa era molto negativa.
Uno sfondo contro la stampa ma anche contro tutte le persone che non hanno avuto fiducia in lui nonostante, come Nole ha affermato, fossero stato rispettate le regole:
Molte persone hanno un’idea sbagliata di quello che è successo. Stavo solo seguendo le regole. Sono entrato con tutti i documenti validi. Tutto è sfuggito di mano e poi sono stato etichettato come questo o quello. Le bufale inventate dai media erano molteplici e non sono riuscite a far prevalere la mia verità.
La versione di Djokovic sul caso Covid in Australia
L’intervista di Djokovic è poi continuata sulla stessa linea delle dichiarazioni precedenti ma il campione serbo ha rivelato anche che altre persone fossero entrate con le sue stesse modalità. Ecco il suo racconto:
Altre due o tre persone sono entrate in Australia 10 giorni prima di me con esattamente la stessa esenzione che avevo io. La mia esenzione è stata verificata da un organismo indipendente e da un gruppo di medici, valutando un profilo anonimo di chi stava presentando la richiesta e sono entrato con tutti i documenti validi.
Poi, lo sfogo più emotivo e la “bandiera bianca” contro la macchina mediatica:
Era così grande la questione sui media che non potevo proprio combatterla. Ovviamente volevo restare qui e giocare a tennis, ma a un certo punto con la quantità di follia in giro volevo solo uscire e tornare a casa.