Croazia nell’euro, prezzi alle stelle la rabbia cittadini. Otto Kune per un caffè, cioè un euro e nove centesimi. Almeno sembrava dovesse essere così, anche dopo 31 dicembre 2022, cioè dopo l’arrivo dell’euro in Croazia. Invece è arrivata subito la sorpresa visto che il prezzo della bevanda è volato subito a 1,2 o addirittura 1,5 euro. I rincari dei prodotti di prima necessità, come latte, burro, pane, sono saliti dal 3% al 20% in numerose catene di distribuzione, da un giorno all’altro e la spesa ha cominciato subito a pesare sulle tasche dei croati che hanno scatenato la loro rabbia scoppiata dopo aver dovuto affrontare delle nuove difficoltà. Come in tutti i paesi anche in Croazia stanno risentendo della crisi energetica per la guerra in Ucraina che ha fatto balzare l’inflazione, con un tasso del 13,9% annuale, non ha fatto eccezione. In più “nel fine settimana dal 31 dicembre al 1° gennaio non è successo nulla che abbia causato un tale aumento dei prezzi”, ha tuonato il ministro dell’Economia, Davor Filipovic, alle prese con centinaia di reclami dai cittadini inviperiti.

Croazia nell’Euro, prezzi alle stelle la rabbia cittadini e il governo pronto ad intervenire

Croazia nell’Euro prezzi alle stelle, la rabbia cittadini. È un film già visto in altri Paesi dopo l’entrata nell’Eurozona (Italia compresa). Il risultato è che i consumatori sono disorientati dalla nuova valuta e i commercianti se ne approfittano. Per questo l’esecutivo croato di Andrej Plenkovic, sotto la crescente pressione dell’opinione pubblica ha minacciato decise contromisure, tra cui la pubblicazione di una “lista nera” degli esercizi che hanno speculato sull’ingresso nell’euro. Una fonte del governo ha rivelato a Jutarnji List, noto quotidiano nazionale, che è allo studio il ricorso alla legge sulle misure eccezionali di controllo dei prezzi per imporre un tetto che riporti i listini indietro al 1° dicembre o al 1° novembre. “Proprio come abbiamo limitato i prezzi per nove prodotti a settembre, possiamo farlo per 55, 100 o 200 prodotti“, ha spiegato la fonte, che ha promesso una decisione entro giovedì 12 gennaio e non ha nascosto “indignazione” per il comportamento “scorretto” dei commercianti.

Aumentano beni di prima necessità ma anche ristoranti e servizi

E non sono gli alimenti ad aver subito i rincari più pesanti. Secondo quanto raccolto dal governo, sono stati riscontrati aumenti dall’1% al 10% nella ristorazione e dal 10% all’80% nel settore dei servizi. Il tutto nel giro di 24 ore. “Tutti coloro che hanno aumentato ingiustificatamente i prezzi devono riportarli al prezzo del 31 dicembre. Non vi è alcun motivo giustificato per un tale aumento dei prezzi”, ha spiegato Filipovic a Vecernij List, pronto a prendere provvedimenti. Infatti, la legge sul controllo dei prezzi in Croazia, prevede multe che possono raggiungere i 26 mila euro ad azienda. Per poterle applicare però bisogna provare, caso per caso, che il rincaro sia effettivamente una speculazione e non sia legato ai molteplici fattori che hanno portato a un incremento dell’inflazione in buona parte del mondo. Tra i distributori di servizi, anche di prima necessità, che importano i loro prodotti in Croazia c’è però chi è già sul piede di guerra, come Petrol, la società slovena che controlla un quarto dei distributori di carburante nel paese. Per protestare contro il ‘price cap’ imposto dalle autorità lo scorso febbraio, la compagnia ha chiuso tutti i punti vendita per un’ora lo scorso 28 dicembre e ha lamentato una perdita di 34,6 milioni di euro, solo sul mercato croato, nei primi tre mesi del 2022. Petrol ha dichiarato di essere pronta a far causa “a meno che il governo non smetta di intervenire sui prezzi”. Presa di posizione che ha indispettito il ministro dell’economia Filipovic. “Limitare i prezzi, invadere l’economia di mercato non è un capriccio né mio né di Plenković”, ha spiegato ancora il ministro, “tuttavia, siamo in una situazione in cui il mercato non funziona. Avevamo prezzi dell’energia dilaganti, tutti chiedevano aiuto al governo. Il governo è intervenuto per salvare tutti, in modo che sia le persone che l’economia potessero andare avanti”. Ed è proprio nel settore energetico, secondo fonti dell’esecutivo di Zagabria, che si starebbero verificando le speculazioni più riprovevoli.