È il giorno in cui si riunirà la direzione del Pd, passaggio cruciale in vista delle primarie che rinnoveranno la segreteria del partito del Nazzareno. Due le questioni preminenti: quando si terranno e come. Sul primo aspetto, legato al timing, rimangono dubbi. Anche se l’ipotesi dello slittamento dal 16 al 26 febbraio è sempre più probabile. Tanto che, tra i dem, la si dà per scontata. Arrivano schiarite, invece, sul fronte delle modalità di votazione.

Pd, schiarita sul voto online

Secondo quanto riferito dall’AGI il punto di caduta potrebbe essere rappresentato da una serie di eccezioni per le quali rendere possibile il voto online. I dettagli sono ancora tutti da scrivere, ma l’orientamento sarebbe quello di prevedere il voto online per le aree montane e le aree interne, quelle dove più difficile è attrezzare i gazebo, o per quelle persone impossibilitate a raggiungere i gazebo. Insomma: sì all’online ma con preferenza – dove possibile – all’offline. Fonti dem si dicono convinte della possibilità di arrivare ad una limatura:

Andiamo avanti a limare le posizioni per arrivare a una soluzione condivisa, che rappresenti un buon punto di caduta. La schiarita c’è, ma bisogna continuare a lavorare.

Il punto di incontro

Dopo settimane di scontri e veti incrociati dove addirittura i comitati elettorali hanno preso posizione pubblica – quello di Schlein ha aperto al voto, quello di Bonaccini è più scettico e non vuole cedere alle richieste dell’avversaria – si sta lavorando ad un punto di incontro. Lo afferma – riporta l’AGI – il responsabile dell’organizzazione Stefano Vaccari:

Stiamo lavorando a una proposta unitaria da portare in direzione. La sintesi si trova tenendo fermo il principio e facendo una trattativa che soddisfi tutti. Con un voto online? Sì, un voto online limitato da regole.

Si continuerà a lavorare nelle prossime ore con l’obiettivo di arrivare alla direzione (posticipata dalle 12:30 alle 19 a posta per lavorare ad un’intesa) con le idee chiare e senza margine per uno scontro. Nel frattempo prendono posizione i pezzi grossi del partito come il Sindaco di Pesaro Matteo Ricci il quale – sostenitore di Bonaccini – si dice preoccupato dall’andamento delle cose:

Il dibattito sulle regole è tutto ciò che non dobbiamo fare se vogliamo che gli elettori si avvicinino a noi.

Enrico Borghi, schierato invece dalla parte di Schlein, spinge e difende la preziosità dei confronti. Le sue parole:

Oggi è l’anniversario della scissione di Palazzo Barberini, cioe’ la divisione dell’allora Partito Socialista tra Nenni e Saragat. Una volta le discussioni all’interno dei partiti erano un dato acquisito, ora è rimasto solo un partito che fa i congressi, che fa il proprio dibattito in pubblico, oggettivamente, che si divide sulla dialettica. Oggi questa sembra diventata l’eccezione anzichè la regola. in direione comporremo il quadro delle regole, quello che ritengo importante è che si smetta di parlare di noi, di come ci organizziamo a si cominci a parlare del Paese. Dobbiamo essere meno autoreferenziali e dobbiamo cominciare a parlare dei problemi del Paese per dare una risposta a una destra che secondo noi non sta governando.

Parola alla direzione di oggi pomeriggio, quindi. L’auspicio è che non sia paradossalmente deleteria: in grado di spaccare il partito proprio quando, nel ben mezzo del percorso congressuale, si stia tentando di compattarlo verso una nuova fisionomia.