Non siamo ancora alle code al bancone stile Unione Sovietica ma alcune medicine sono effettivamente introvabili. A causa del Covid e dell’influenza è partita la caccia agli antinfiammatori e antipiretici utili per entrambe le patologie. Il trend, iniziato a Natale, è in costante aumento, e riguarda soprattutto i problemi di approvvigionamento e scorte di medicinali all’interno dei magazzini. La notizia della carenza di farmaci, inoltre, scatena una sorta di psicosi collettiva, una caccia alla scorta senza che ce ne sia un reale bisogno. Vediamo nello specifico cosa sta succedendo.
Medicine introvabili, per Aifa sono oltre 3.200. Ecco cosa sta succedendo
Non è la prima volta che si presenta il problema. Già la scorsa estate, causa l’aumento esponenziale dei casi di Covid, l’ibuprofene era diventato introvabile nelle farmacie italiane. Questa volta, invece, le scorte nei magazzini si sono assottigliate a causa del picco dell’influenza e del concomitante aumento dei contagi covid. Per questo molti antinfiammatori, antivirali e antibiotici risultano introvabili. Sarebbero oltre tremila medicinali farmaci da banco come Tachipirina, Nurofen, Moment, Efferalgan, Tachifludec, Neoborocillina e Amoxicillina. Va però detto che secondo i dati Aifa (Agenzia italiana del farmaco) su 3.200 medicine introvabili più del 50 percento lo è per una fisiologica cessazione della produzione mentre il restante 46 percento riguarda una reale carenza. Dunque solo in alcuni casi i medicinali non si trovano effettivamente per una cessata commercializzazione, mentre per altri la loro mancanza è direttamente collegata a semplici problemi di approvvigionamento. Silvestro Scotti, segretario generale nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale afferma: “Nonostante siamo un Paese che produce molti farmaci, siamo tra i primi esportatori in Europa, i principi attivi li importiamo prevalentemente dai Paesi dell’Est come India e Cina”. Un’altra parte del problema”, continua, ” sta nel sistema di distribuzione: prima avevamo 21-22 magazzini regionali, ora ce ne sono solo 6. Indubbiamente si tratta di una razionalizzazione” ma crea problemi di logistica. Con il caro benzina i costi di consegna dei medicinali nelle farmacie più lontane dai magazzini lievitano, creando delle differenze notevoli di reperibilità dei medicinali da regione a regione. In Lombardia non si percepisce il problema, io sono in Campania e da stamattina ho avuto 4 telefonate di pazienti che mi chiedevano se potevano sostituire alcuni farmaci con altri”, conclude. Va anche considerato che i farmaci a carico del servizio sanitario nazionale hanno un prezzo deciso dallo Stato e non possono essere variati, cosa che avviene invece per i farmaci da banco. Così, se un farmaco come l’Oki, le cui bustine hanno un costo controllato dall’Aifa sono introvabili, l’Oki task, che è invece un farmaco da banco, è invece reperibile ma spesso a un prezzo molto più alto.
Le possibili soluzioni al problema
La momentanea carenza non riguarda soltanto i farmaci di uso comune contro l’influenza, ma coinvolge anche quelli utilizzati per le patologie croniche. Ci si chiede dunque cosa fare in caso non si trovi il farmaco prescritto dal medico. “Prima di tutto bisogna rivolgersi al proprio medico”, suggerisce Scotti sottolineando che anche nel caso di farmaci equivalenti o generici o sostituibili ci sono importanti valutazioni da fare sia sul dosaggio sia sulla categoria di farmaco. Un’altra soluzione sono i preparati galenici, ossia integratori confezionati dal farmacista che segue la ricetta e le indicazioni della farmacopea dell’Unione Europea, e sono commercializzati senza l’obbligo di una ricetta da parte del medico curante o dello specialista. Ci sono circa 2.000 farmacie italiane in grado di realizzare preparati galenici per sopperire alle carenze esistenti. “Spero che i farmacisti tornino a fare i farmacisti, mi auguro che una delle soluzioni per la carenza di farmaci possa essere la soluzione galenica realizzata all’interno della farmacia che ha le caratteristiche del farmaco prescritto dal medico. Questa è una delle possibilità che vedo nell’immediato, nell’attesa di chiarire con modelli organizzativi/regolamentari la filiera”, conclude Scotti.