Esattamente tre anni fa la Cina annunciava la prima vittima da Covid-19. Era l’11 gennaio 2020 quando dal Paese asiatico arrivarono notizie sul primo decesso causato da un virus sino ad allora sconosciuto. Si trattava di una grave forma di polmonite, riconducibile ad un virus della stessa famiglia della Sars, la sindrome respiratoria acuta grave.

Il primo focolaio di Covid era già stato individuato qualche settimana prima nella città di Wuhan, nella provincia dell’Hubei: già dal dicembre 2019, infatti, la Cina aveva riscontrato alcuni casi nel mercato locale. Fu però solo il 31 dicembre che il governo ammise il riconoscimento di alcuni casi di polmonite sconosciuta collegati al mercato di Wuhan.

Di lì a poche settimane il Coronavirus iniziò a terrorizzare tutto il mondo, provocando miliardi di casi e milioni di morti, con conseguenti restrizioni imposte dai Paesi internazionali per ridurre i contagi: era l’alba di provvedimenti quali distanziamento sociale, chiusure e lockdown.

Tre anni fa la prima vittima da Covid: la situazione odierna in Cina

A tre anni dalla prima vittima da Covid, nonostante l’ondata di nuovi casi delle ultime settimane, la Cina ha ormai messo un punto ad una serie di restrizioni. È stato infatti eliminato il provvedimento che imponeva la quarantena obbligatoria per gli stranieri in visita nel Paese asiatico, in vigore dal marzo 2020: inizialmente si trattava di tre settimane, poi la durata è stata ridotta a una settimana la scorsa estate e infine a cinque giorni a novembre.

Le autorità hanno anche ripristinato il regolare traffico passeggeri tra la Cina e la regione amministrativa speciale di Hong Kong: secondo alcune stime, saranno circa 60mila residenti dell’isola a recarsi ogni giorno nella Cina continentale.

Nel frattempo, da Pechino la situazione intimorisce i Paesi di tutto il mondo. Dopo Gran Bretagna, Francia, Italia, Corea del Sud e Stati Uniti, anche in Germania, Belgio, Svezia e Grecia è stato imposto a chi arriva dalla Cina di sottoporsi obbligatoriamente ad un test Covid. La stessa Unione Europea aveva “incoraggiato fortemente” i Paesi membri a sottoporre i tamponi ai passeggeri.

Tuttavia, in risposta al quadro preoccupante in Cina, con milioni di persone contagiate, l’Organizzazione mondiale della sanità ha voluto gettare acqua sul fuoco. Ci ha pensato Hans Henri Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms, a rassicurare la popolazione durante la prima conferenza stampa organizzata nel 2023 per aggiornare sull’andamento del Covid.

Scientificamente non c’è una minaccia imminente per l’Europa rispetto all’andamento dell’epidemia di Covid-19 in Cina, poiché le sottovarianti individuate sono già circolanti in Ue. Condividiamo la visione del centro europeo per il controllo delle malattie che ritiene che l’impennata di contagi non dovrebbe avere un impatto significativo.

Covid, aggiornamenti sulla sottovariante Kraken: “Ha impressionante capacità di diffondersi”

Nessun allarmismo, insomma, ma mai abbassare la guardia. Del resto, la sottovariante XBB.1.5, nota come Kraken, ha “un’impressionante capacità di diffondersi”. È quanto evidenziato da Eric Topol, fondatore dell’istituto californiano Scripps, al Washington Post. Topol è uno dei ricercatori che stanno seguendo fin dall’inizio l’evoluzione della pandemia di Covid-19.

La comparsa di XBB.1.5, secondo l’esperto, sarebbe indicativa del fatto che il Covid “ha trovato un nuovo modo per colpire”. Un andamento che “si sta evolvendo molto rapidamente”, tanto che “è responsabile del 75% delle infezioni in almeno quattro Stati (New York, Connecticut, New Jersey e Massachusetts)”, con i ricoveri degli anziani che “sono confrontabili a quelli visti nel periodo nella prima ondata di Omicron”.