Uscita pubblica per Aboubakar Soumahoro. È la prima in televisione dopo un lungo e complesso periodo che ha visto sotto accusa prima – e poi indagate – sua suocera e sua moglie nell’ambito della vicenda Karibù. I reati contestati sono quelli di truffa aggravata, false fatturazioni, malversazione, stipendi non pagati, strutture fatiscenti. Aveva molto da dire, evidentemente, e lo ha potuto fare ospite di Giovanni Floris a Di Martedì. Come sta? È la prima domanda postagli. La sua risposta:
Sono in un assoluto stato di serenità spirituale. Non mi dimetto da parlamentare, sono stato eletto con una missione: dare una rappresentanza ai diseredati, ai senza casa, ai precari, a chi viene discriminato per l’orientamento sessuale, ai rider, ai lavapiatti, ai pendolari che incontro sul treno alle sei di mattina e che mi chiedono di andare avanti.
Poi Soumahoro esterna le sensazioni che lo hanno animato nelle ultime settimane:
Il 17 novembre scorso lascio mio figlio a scuola, apro il telefonino, e vedo la mia immagine sulla quasi totalità dei quotidiani online. Da quel momento. Da quel momento mi sono ritrovato in una betoniera con al posto del calcestruzzo minacce di morte e menzogne. Mi sono ritrovato con i giornalisti dentro casa e con un bambino che mi chiedeva: ‘papà, perché?’.
Soumahoro si sfoga a Di Martedì: la sua versione dei fatti
Soumahoro viene immediatamente sollecitato sulla vicenda giudiziaria che coinvolge la sua famiglia. Un grosso punto interrogativo – posta la posizione di non coinvolgimento del deputato – è: come poteva non sapere cosa avveniva in quei centri di accoglienza? La sua risposta:
Io sapevo che la mamma della mia compagna lavorava nel settore dell’accoglienza. Un giorno apro il corriere della sera e vedo la sua foto affianco a Merkel e Michelle Obama. Si parlava delle cento donne che a livello reputazionale avevano dato vita ad esperienze virtuose.
Insomma, il Soumahoro presente a Di Martedì vuole dire che non poteva in nessun modo immaginare quanto avvenisse in quei centri. Eppure l’altro giornalista presente in studio, Alessandro Sallusti, non sembra convinto. Specie per l’elevato tenore di vita ostentato sui social dalla sua compagna e le cui foto tanto sono state chiacchierate online e sui media, tra gli altri, anche dal giornale diretto da Sallusti. Per Soumahoro si tratta di foto risalenti ad 8 anni fa e del tutto decontestualizzate. Dopodiché, il neo appartenente al gruppo misto, ha ripreso a difendere la sua storia:
Ho sempre chiesto uguale lavoro e uguale salario. Ho chiesto, sempre, dignità per tutti. Mi occupo sempre di braccianti, l’ho fatto anche stasera, mi hanno contattato perché c’è stato un incendio in un campo in provincia di Foggia. Non sono mai andato via da quei luoghi.
Il mistero del mutuo: come lo ha pagato?
La discussione torna sul piano squisitamente economico. Soumahoro, nel ringraziare più e più volte il paese che lo ha accolto, dice di aver fatto ogni tipo di lavoro: dal muratore al benzinaio passando per il carpentiere. Eppure ha un mutuo a suo carico ottenuto con un cospicuo anticipo di 90 mila ero. Una casa comprata – ha tenuto a precisare – per motivi di salute: l’aria di mare farebbe bene a suo figlio. Ma la domanda che cerca risposta è chiara: come campava Soumahoro? E soprattutto: come si è potuto permettere un mutuo?
Percepivo una busta paga di 2 mila euro lordi. Sono stato editorialista dell’Espresso ed ho scritto un libro: ho fatto tutto alla luce del sole. Avevo anche risparmi di famiglia. Per quanto attiene alle attività lavorative fatte in Italia ho pubblicato, in queste ore, un maxi dossier e tutte le mie dichiarazioni dei redditi.
Nessuna parola al suo (ex) gruppo politico
Il Papa, in queste ore, ha detto che difronte alla menzogna il silenzio è la strada. Io ho scelto il silenzio.
Queste, dal salotto di Di Martedì, le parole di Aboubakar Soumahoro sulla scelta di lasciare il gruppo Verdi/Sininistra Italiana per entrare nel misto della Camera. Nei giorni scorsi erano emerse sue dichiarazioni in cui lamentava una mancanza di solidarietà e di vicinanza da parte del gruppo di riferimento. Quel malessere sembra apparentemente superato. Soumahoro è pronto ad andare oltre: da deputato e – “come faccio da 20 anni” – in difesa degli ultimi. Proprio dagli ultimi potrebbe ripartire il suo operato politico in un’operazione di redenzione e pulizia dell’immagine che lo ha attorniato: “Lotterò fino alla retribuizione dell’ultimo stipendio”. Una frase detta quasi ai titoli di coda, frettolosamente, forse passata in osservata. Sicuramente, indipendentemente da come andranno le cose giudizialmente, un buon proposito da cui ripartire politicamente.