Migrante morto folgorato dopo essere salito sul tetto di un treno regionale partito da Ventimiglia, in provincia di Imperia, e diretto a Nizza. Secondo quanto si apprende, il corpo della vittima sarebbe stato rinvenuto nel tardo pomeriggio di ieri, 9 gennaio, presso la stazione di Menton Garavan, la prima dopo il confine Italia-Francia, in seguito all’allarme lanciato da alcuni passeggeri della locomotiva, che si erano accorti di un incendio scoppiato sul tettuccio di una carrozza. Si tratta dell’ennesima vittima tra coloro che, in cerca di una vita oltralpe, percorrono il cosiddetto “sentiero della morte”.
Migrante morto folgorato sul tetto di un treno diretto in Francia
Sono molti i migranti che, nascondendosi sui tetti delle carrozze dei treni in partenza da Ventimiglia, si dirigono verso la Francia. Basta una disattenzione, però, per toccare la linea elettrica e restare folgorati: l’elenco dei morti in questa maniera si allunga ormai da anni. È quanto accaduto anche nella giornata di ieri, quando un migrante sarebbe rimasto folgorato dopo essere salito sul tetto di un treno partito dalla provincia di Imperia e diretto a Nizza. A dare l’allarme, alcuni passeggeri della locomotiva, insospettiti da un rumore simile a quello di un’esplosione e dalle successive fiamme notate sul tettuccio di una carrozza. Il corpo della vittima, di cui non si conoscono al momento le generalità, sarebbe stato rinvenuto attorno alle 18.30 presso la stazione ferroviaria di Menton Garavan, la prima dopo il confine Italia-Francia. I soccorritori, immediatamente intervenuti, non avrebbero potuto far altro che constatare il decesso dell’uomo. Importanti le ripercussioni dell’incidente sul traffico ferroviario, rimasto bloccato per circa un’ora e successivamente ripartito su un solo binario. Gli inquirenti sono ora al lavoro per ricostruire le esatte dinamiche di quanto accaduto.
Da Ventimiglia in Francia sul “sentiero della morte”
Lo chiamano il “sentiero della morte”, quello che collega Ventimiglia alla Francia: un percorso solcato dai clandestini di ogni epoca, dagli antifascisti perseguitati durante il regime mussoliniano agli ebrei colpiti dalle leggi razziali del 1938, fino agli jugoslavi in fuga dalle guerre civili degli anni Novanta. Da qualche anno è il percorso obbligato dei migranti in cerca di possibilità oltre il confine: tunisini, nigeriani, afghani che, un po’ sui tetti dei treni, un po’ a piedi lungo i binari o sull’autostrada, sfidando anche il traffico, sperano di arrivare in Francia e lì di costruirsi una nuova vita, aiutati dalla lingua.
Da Grimaldi, la frazione di Ventimiglia più vicina al confine francese, parte anche un sentiero sterrato di un’ora e mezza che, scollinando la A10, conduce a Mentone, la prima città francese, arrivando dall’Italia: si tratta di un terreno impervio, pericoloso, che testimonia la disperazione di quanti lo percorrono che, anche quando hanno la possibilità economica di mettersi in viaggio, sono spesso sprovvisti dei documenti necessari per partire, e quindi bloccati nella cittadina ligure. “Bon chance”, buona fortuna, si ripetono a vicenda prima di iniziare a camminare e, quando hanno la fortuna di arrivare, sotto alla galleria prima della meta si cambiano gli abiti consumati, indossando qualcosa di pulito per arrivare in Francia e mescolarsi con gli abitanti del luogo.
Ogni giorno sono centinaia i migranti – compresi donne e bambini – che, spesso di notte, affrontano di nascosto questo percorso, nonostante i controlli di frontiera. Molti vi muoiono.