Napoli vendetta Ciro Esposito. L’ultimo episodio qualche giorno fa quando in un autogrill, precisamente a Badia al Pino, nell’aretino si sono verificate scene da far west che ci hanno riportano indietro di tanti anni allorché la missione dell’ultrà era quella dello scontro pre-partita a tutti i costi, per manifestare la propria superiorità animalesca sul gruppo ultrà avversario di turno.
Negli ultimi 20 anni il movimento calcio ha fatto passi da gigante in materia di sicurezza e ordine pubblico, tant’è che tra daspo e divieti di ogni genere ha mirato ad eliminare ogni forma di violenza sullo sport.
Purtroppo, nonostante i provvedimenti severi ancora oggi ci ritroviamo ad assistere a episodi di violenza inaudita non sporadici, ma organizzati di proposito e questo fatto fa ancora più riflettere. Perché se organizzi vuol dire che hai in mente una cosa già ideata e se sei mosso per agire nei confronti di qualcuno vuol dire che hai qualcosa in corpo, che non hai dimenticato, che ti ha ferito.
Napoli vendetta Ciro Esposito: il movente dietro lo scontro tra napoletani e romanisti
Il motivo per il quale l’altro pomeriggio è nato lo scontro tra napoletani e romanisti trova conferma che dietro c’è qualcosa, di irrisolto, di non vendicato.
La notizia di poche ore fa è che l’episodio di Badia al Pino non è fine a se stesso, purtroppo trova solido fondamento in una vendetta mai consumata sul nemico. Ma quale?
Il fatto non dimenticato ci riconduce a quel 3 maggio del 2014 quando nei pressi dello stadio Olimpico in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina è stato ucciso Ciro Esposito ultrà del Napoli da Daniele De Santis, ultras romanista che, a detta della difesa, sarebbe stato invece aggredito dagli ultras napoletani e avrebbe sparato per difendersi, riportando anche gravi lesioni durante gli scontri.
Napoli vendetta Ciro Esposito: il “patto di sangue” per rabbia e dolore
Dunque appena 5 mesi dopo l’omicidio nella data del 1° novembre 2014 gli ultrà del Napoli siglarono un patto di vendetta, il cosiddetto “patto di sangue” (come riporta il corriere della sera) indotto dalla rabbia e dal dolore che da subito si sono trasformati in ossessione.
Non importa dove, comunque l’ossessione ha spinto gli ultrà del Napoli a dare la caccia ai romanisti. Il riferimento per loro trova posto in ogni luogo d’Italia e d’Europa, con ogni mezzo, servendosi di ogni uomo, anche dei «nemici», purché Ciro sia vendicato. Questo patto è stato reso pubblico con uno striscione allo stadio Maradona durante la partita disputata proprio contro la squadra giallorossa quel novembre di nove anni fa e recitava così:
«Ogni parola è vana, se occasione ci sarà non avremo pietà».
Quello è stato il momento. Il momento in cui è partita la caccia ai romanisti.
Napoli vendetta Ciro Esposito: i patti internazionali
Trascorse due settimane, dall’esposizione di quello striscione, la prima vendetta fu organizzata e voluta dagli eterni nemici dei napoletani. Era il 22 novembre, quando duecento atalantini presero d’assalto gli autobus dei tifosi della Roma: alla fine 9 tifosi bergamaschi finirono in galera.
A Napoli qualche giorno dopo comparvero delle scritte sui muri con un messaggio in codificato: «Fuori Bergamo dalle galere». Da lì partì la raccolta dei soldi per consentire le spese legali degli atalantini in carcere.
Quell’azione rivoltosa contro i romanisti da parte dei tifosi neroazzurri hanno fatto sì che chi doveva sapere ha saputo, chi avrebbe dovuto interpretare quell’azione violenta l’ha interpretata.
Il motto adottato negli anni dagli ultrà napoletani «Se si picchia un romanista nessuno viene lasciato solo» ha portato ogni gruppo ultrà che sostituiva i napoletani negli scontri a diventare «amico». Non solo in Italia ma anche in Europa.
Episodi se ne sono ritrovati a Parigi quando la curva del Paris Saint-Germain in passato ha cacciato chi sosteneva i romanisti. E tutte le volte che hanno la possibilità, attaccano i giallorossi, in nome di quel patto. La stessa cosa accade in Germania con il Monaco 1860 e il Borussia Dortmund. Ma anche Serbia con la Stella Rossa di Belgrado e in Bulgaria con il Plovdiv.
Napoli vendetta Ciro Esposito: la tessera del tifoso e i codici segreti
Per via delle daspo e della “pericolosità” che si sono sempre “portati appresso”, gli ultrà napoletani sono stati banditi dagli stadi italiani. Allontanati su decisione del Viminale per «motivi riconducibili all’ordine pubblico» in virtù del rischio di incroci pericolosi. I tifosi napoletani, quando si spostano lo fanno in massa, in migliaia e si muovono con auto “anonime” noleggiate, quindi difficili da intercettare.
C’e stata una data che ha segnato la loro svolta: il 1° agosto del 2016 quando la Curva A, quella che fu di Gennaro De Tommaso, conosciuto come «Genny la carogna», decise di sottoscrivere in massa la tessera del tifoso, il lasciapassare per partecipare alle trasferte negli stadi d’Italia.
L’ANONIMATO DA TENERE DURANTE IL VIAGGIO DELLE TRASFERTE
Il loro andare su e giù per tutta Italia è caratterizzato da un vestiario che riconducono al colore nero, felpa con cappuccio da portare rigorosamente anche in estate e scarpe con suole scavate per i fumogeni. Né una sciarpa, né una bandiera, non devono essere riconosciuti per nessun motivo al mondo. I bastoni delle bandiere rinforzati come se fossero ferro sono gli attrezzi per la probabile guerriglia da affrontare.
I POSTI DOVE COGLIERE DI SORPRESA I NEMICI DA ASSALIRE
Quando gli ultrà del Napoli si spostano affrontano il viaggio con i minivan e utilizzano le carte di credito di ragazzi insospettabili alla volta di posti dove ci si può nascondere per cogliere di sorpresa il nemico da “sopprimere”.
Il loro viaggio è un viaggio in anonimato caratterizzato dai segni, da gesta o movimenti decifrati da concordare prima della partenza. Ogni atteggiamento assunto può essere un messaggio da raccogliere per glia altri. Come ad esempio i gomiti fuori dal finestrino: allora uno degli ultrà avrà il gomito in vista per tutto il viaggio.
Certamente in pieno inverno si decide per altro. Tipo la luce accesa nel vano o il viaggio al centro corsia, oppure lo sportello della benzina aperto o ancora gli zainetti sul cruscotto.
Napoli vendetta Ciro Esposito: gli “incensurati manipolabili”
I pentiti raccontano che ogni gruppo di ultrà è un diretto riferimento di un quartiere di Napoli e quasi sempre di un clan della camorra. Con la tessera del tifoso al Maradona sono arrivati tantissimi ragazzi, sempre più giovani, incensurati, difficili da riconoscere. Facilmente manipolabili.