Il clima in Iran, mentre l’Ue si appresta ad alzare la testa, rimane teso e le proteste vanno avanti. Sullo sfondo delle rivolte democratiche contro un regime non democratico, però, c’è il numero di morti che continua a crescere. Non è facile ottenere informazioni trasparenti da un regime che ben si guarda dal far emergere informazioni precise, ma c’è chi si sta occupando di monitorare la situazione anche attraverso un conteggio dei decessi quanto più possibile attendibile.

Numero morti in Iran

Continua ad aumentare il numero dei manifestanti uccisi in Iran durante le proteste iniziate lo scorso 16 settembre: secondo l’Ong iraniana con sede a Oslo, Iran Human Rights, che tiene il conto dei numeri in assenza di dati ufficiali, ora sono 481. La Ong, poi, lancia l’allarme anche sulle persone a rischio di pena capitale: sono 109. L’organizzazione segnala che dei 481 uccisi durante la repressione delle proteste 64 sono bambini (di cui 9 bambine) e 35 donne.

Il numero di morti potrebbe comunque essere ben superiore: le statistiche non includono quanti sono stati giustiziati e nemmeno i suicidi ma soltanto quelli che sono stati uccisi durante le manifestazioni di protesta. Quanto ai militanti arrestati che rischiano l’impiccagione, anche in questo caso il numero di 109 è probabilmente sottostimato poiché – riporta l’Iran Human Rights – la maggior parte delle famiglie è sotto pressione per rimanere in silenzio e facendolo sperano di salvare i propri congiunti. 

Un preciso modus operandi

Quello che emerge dai dati forniti è che non si tratta di uccisioni isolate o sporadice, bensì di un preciso modus operando messo in piedi dal regime iraniano. La Ong, attraverso le parole del direttore Mahmood Amiry Moghaddam riportate dall’AGI, spiega che:

I casi riportati in tutto il Paese sono sufficienti per concludere che non si tratta di episodi isolati, ma di una politica sistematica del governo. Esprimiamo grave preoccupazione per la diffusione degli arresti nella provincia del Sistan e Baluchistan che, secondo i rapporti ufficiali, ha raggiunto le 100 persone. Molti degli arrestati sono stati bollati come “stranieri illegali” e, poiché molti cittadini baluci sono privi di certificati di nascita, sono soggetti a una doppia oppressione da parte del governo.

E ancora:

Molti manifestanti meno conosciuti, soprattutto nella provincia del Sistan e del Baluchistan, sono sottoposti a tortura e rischiano la pena di morte. Salvare le loro vite attraverso campagne di massa e pressioni internazionali deve essere una delle principali priorità.