2,276 milioni di euro di risarcimento dall’Azienda Sanitaria per un errore medico durante il parto: questa la decisione, in primo grado, del Tribunale di Ancona, che ha dato ragione ad una famiglia originaria dell’Umbria ma stabilitasi nelle Marche per lavoro. Secondo quanto riporta Tgcom24, Il loro figlio, nato 11 anni fa all’ospedale di San Severino Marche, sarebbe rimasto disabile al 100% per le inadempienze dei medici. Secondo la versione della famiglia, infatti, al momento della nascita in ospedale era stata scartata la possibilità di un parto cesareo nonostante una situazione di sofferenza fetale.
Una decisione che avrebbe provocato nel nascituro un principio di soffocamento con il cordone ombelicale. Sin dai primi istanti, a detta dei periti, il neonato “presentava ipotonia e assenza di attività respiratoria e cardiaca, tanto che venne intubato e sottoposto a massaggio cardiaco a seguito del quale, al secondo minuto, la frequenza cardiaca riprendeva”.
Tale condotta dei medici ha provocato conseguenze irreversibili nel bambino: oggi 11enne, è tetraplegico e alimentato artificialmente e necessita di un’assistenza continua. Tutta colpa, secondo gli inquirenti, della prolungata mancanza di ossigeno durante il parto, provocata dal cordone ombelicale stretto attorno al collo.
Marche, errore medico durante il parto: la difesa dell’Asur
La famiglia del neonato ha così fatto causa all’Azienda Sanitaria, rivolgendosi al Tribunale di Ancona. Dal canto suo, l’Asur si è sempre difesa parlando di tragica fatalità, negando le responsabilità dei medici e il collegamento tra la loro condotta ed i permanenti danni patiti dal bambino. Di diverso avviso i magistrati, che hanno accolto la domanda dei genitori del piccolo disponendo il maxi risarcimento di 2 milioni e 276mila euro.
L’ingente somma, in particolare, tiene conto del danno biologico patito dal piccolo, concretizzatosi in diverse voci, tra cui l’incapacità lavorativa e di produzione del reddito, oltre che delle spese di assistenza già sostenute e future, al netto dell’indennità di accompagnamento percepita. Sono stati riconosciuti anche i danni morali sia ai genitori che ai nonni del bambino.
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