Sanità in crisi, dal payback italiano agli scioperi di New York. Il payback metterebbe a rischio oltre 112mila posti di lavoro perché “chiedere alle imprese 2,2 miliardi di euro entro gennaio significa farle chiudere con conseguenze drammatiche per l’occupazione, i territori e la qualità della salute del Paese. Il fallimento di molte imprese genererà un’interruzione delle forniture agli ospedali.”

Sanità in crisi, payback frenato dal governo

Lo denuncia arriva dal Presidente di Confindustria dispositivi medici, Massimiliano Boggetti, in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il rischio è che le strutture sanitarie restino sfornite di dispositivi medici indispensabili, oltre a venire a mancare quel supporto tecnico che permette a molte delle tecnologie installate negli ospedali di funzionare correttamente. Ma non solo, imponendo tetti di spesa così bassi la qualità dei dispositivi medici si abbasserà, l’innovazione tecnologica non entrerà più nelle strutture sanitarie e i medici si troveranno costretti a lavorare senza avere strumenti all’avanguardia, fondamentali per poter esercitare al meglio la professione. Oggi che è in arrivo una nuova ondata COVID e gli ospedali dovranno far fronte a una probabile emergenza, l’effetto sarà ancora più devastante.

Payback, la manifestazione domani 10 gennaio

“Domani scenderemo in piazza a Roma – ha dichiarato il Presidente Boggetti – anche per i cittadini e i pazienti perché il payback è una norma ingiusta anche per loro, che potrebbero non trovare più le risposte di salute che oggi offre il Servizio Sanitario Nazionale: chi potrà permetterselo continuerà a curarsi privatamente a spese proprie, chi non potrà subirà in prima persona i danni derivanti da questa legge nemica della Sanità pubblica. Il payback non è uno strumento di controllo della spesa, è uno strumento nemico del SSN”. La manifestazione contro il payback si svolgerà domani, 10 gennaio, a Roma in Piazza Santi Apostoli a partire dalle ore 10.

Sanità, lo sciopero a New York City

Migliaia di infermiere in due ospedali di New York City hanno scioperato questa mattina dopo che le trattative contrattuali si sono bloccate sui livelli salariali e del personale, una mossa che ha indotto una delle strutture a posticipare tutte le procedure e gli appuntamenti sanitari. Lo sciopero attualmente coinvolge più di 7.000 infermieri del Montefiore Medical Center nel Bronx e del Mount Sinai Hospital di Manhattan, ha affermato in una nota la New York State Nurses Association.

“Questi infermieri sono professionisti dedicati che forniscono cure di qualità ai pazienti in condizioni inimmaginabili”, ha dichiarato Mario Cilento, presidente dell’AFL-CIO dello Stato di New York. “Il trattamento riservato dagli ospedali a queste infermiere è la prova che tutte le loro parole di adulazione per i loro eroi sanitari durante la pandemia erano vuote”. Gli ospedali hanno rilasciato dichiarazioni separate rispetto all’aver offerto agli infermieri un aumento salariale del 19,1%. Il Montefiore Medical Center ha anche affermato di essersi impegnato a creare oltre 170 nuove posizioni infermieristiche: “rimaniamo impegnati a fornire un’assistenza continua e compassionevole, riconoscendo che la decisione della leadership sindacale susciterà paura e incertezza in tutta la nostra comunità”, ha affermato il Montefiore Medical Center.