Operatori italiani certificati. I prodotti agroalimentari di qualità Dop (Denominazione di origine protetta), Igp (Indicazione geografica protetta) e Stg (Specialità tradizionale garantita), di cui l’Italia è il primo Paese europeo per numero di riconoscimenti conseguiti, rappresentano una peculiare e consistente realtà agricola, socio-economica e produttiva del nostro Paese.
Aumentano gli operatori italiani certificati
Tali prodotti costituiscono il migliore esempio della qualità agroalimentare riconosciuta dall’Unione europea (Ue), verificata dal Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), certificata dagli appositi Organismi di controllo (Odc) e realizzata in un delimitato territorio di origine. Il nostro Paese è da sempre un’eccellenza nella produzione di prodotti agroalimentari di qualità, ma negli ultimi due anni si è registrata una vera impennata nelle certificazioni riconosciute dall’Unione Europea.
La predominanza di prodotti certificati si trova nel settore degli Ortofrutticoli e cereali che, di fatto, rimane quello con il maggior numero di riconoscimenti, basti pensare che nel solo 2021 ce ne sono stati 118, di cui 38 Dop e 80 Igp.
A seguire si posiziona il settore dei Formaggi con 56 prodotti e l’Olio extravergine di Oliva con 49 prodotti. A livello territoriale l’Emilia-Romagna è la regione con il maggior numero di riconoscimenti Dop e Igp, seguita dal Veneto, dalla Sicilia e dalla Lombardia.
Un dato interessante che è emerso nell’ultimo anno è l’aumento di operatori che hanno iniziato a produrre prodotti di qualità e a diventare operatori certificati. L’incremento c’è stato soprattutto tra i produttori (+1,9%), che sono quegli operatori che esercitano l’attività di produzione delle materie prime che formano, tali e quali o trasformate, i prodotti Dop o IGp.
Questa crescita interessa soprattutto le regioni del Mezzogiorno (+2,8% per gli operatori e +2,9% per i produttori). Al Nord la variazione è di +1,6% sia per i produttori che per gli operatori, che al Centro hanno invece una situazione più stazionaria (entrambi +0,8%).
Per quanto riguarda i trasformatori, che sono quegli operatori che svolgono le attività di trasformazione o elaborazione delle materie prime in prodotti trasformati, lo scenario è più variegato con un incremento maggiore sempre nel Mezzogiorno (+2%), e con una variazione negativa (-2%) nel Nord.
Ad incidere positivamente sui risultati del Mezzogiorno troviamo il settore delle Carni fresche, dei Formaggi e dell’Olio extravergine di Oliva.
Il forte legame tra il territorio di origine e i prodotti agroalimentari di qualità certificati dall’Unione europea si traduce nella tipicità e specializzazione del territorio stesso oltre che nella sua valorizzazione in determinati settori. È così che in Sardegna è presente soprattutto una tradizione lattiero casearia, con il 66,7% dei produttori che operano in questo settore e gestiscono il 67,2% degli allevamenti certificati della regione.
Con la stessa logica troviamo in Valle D’Aosta-Vallée d’Aoste la maggior parte dei produttori attivi nel settore dei Formaggi, in Lombardia una quota del 66% e in Emilia Romagna del 52,5%. La Toscana ha una spiccata vocazione nell’attività olivicola-olearia: l’86,2% dei produttori e il 96,5% della superficie investita coinvolta. La specializzazione olivicola-olearia è forte anche in Liguria e in Puglia (la quota di produttori del settore è, rispettivamente, del 94,3% e dell’87,4%), così come in Sicilia (59,8%), anche se in quest’ultima regione è rilevante anche la produzione ortofrutticola (38,8%). In Trentino Alto-Adige quasi il 90% dei produttori lavora nel settore ortofrutticolo al quale è dedicata quasi tutta la superficie certificata nella regione.
Claudia Mosticone