Nel corso dell’intervista per il canale britannico “Itv”, il Principe Harry è tornato a parla della morte di Lady D e ha accusato i paparazzi.

La nuova intervista del Duca di Sussex, è stata trasmessa ieri, 8 gennaio 2022, a due giorni dalla pubblicazione ufficiale del nuovo libro “The Spare” che arriverà nelle librerie in contemporanea mondiale il 10 gennaio.

In merito alle rivelazioni contenute nel libro che sta per uscire e che sta tenendo tutti col fiato sospeso, Harry ha affermato:

“Dopo 38 anni in cui ho visto la mia storia raccontata da così tante persone con distorsioni e manipolazioni intenzionali, sembrava il momento giusto per rivendicare la mia storia e raccontarla io stesso”.

Inoltre, nell’attesissima intervista rilasciata a “Itv”, il Principe Harry si è confidato con Tom Bradby in merito alla morte di Lady D, spiegando come ha vissuto quei terribili giorni e accusando i paparazzi.

Ecco cosa ha rivelato nell’intervista.

Harry ricorda il giorno del tragico incidente

Harry era soltanto un bambino quando, il 31 agosto del 1997, perse tragicamente la madre e, in un primo momento non volle credere che la madre fosse realmente morta.

In merito alla scomparsa di Lady Diana, l’intervistatore ha affermato:

“Una delle cose che mi ha davvero sorpreso nel libro è il modo in cui parli di sembrare sinceramente convinto che tua madre fosse in realtà ancora viva e nascosta“.

A quel punto, Harry ha spiegato che in quel periodo stava ancora cercando delle prove che sua madre fosse realmente morta.

Il libro che sta per uscire “The Spare” inizia proprio con il ricordo di quella notte dell’agosto nel 1997, quando, il padre Carlo gli disse che la madre aveva avuto un tragico incidente automobilistico.

Harry stesso, ha confessato che per un periodo si convinse che la madre era viva e che avesse solo inscenato l’incidente per sfuggire ai tabloid.

Una volta cresciuto, il Duca di Sussex ha spiegato di aver anche chiesto di vedere alcuni file segreti riguardanti proprio il tragico incidente avvenuto sotto il ponte de l’Alma di Parigi.

Harry ha poi aggiunto di essere grato al suo segretario privato, Jamie, per avergli mostrato solo ciò che “aveva bisogno di vedere“.

Le accuse di Harry ai paparazzi per la morte di Lady D

Nel corso dell’intervista per “Itv” il Principe Harry ha sottolineato cosa ne pensa di ciò che è accaduto quel triste giorno, dicendo:

Nel tunnel dell’Alma non c’era alcun pericolo che qualcuno potesse perdere il controllo di un’auto anche dopo aver bevuto un drink o due a meno che non si fosse completamente accecati”.

Poi, Duca di Sussex ha lasciato intendere che per lui la responsabilità è stata dei paparazzi che quella notte inseguivano l’auto della madre, affermando con un velo di amarezza: Le persone che ne erano principalmente responsabili se la sono cavate tutte”.

Qualche giorno prima dell’intervista il Principe Harry aveva rivelato a “People” di essersi recato proprio sul posto in cui la madre aveva perso la vita anni prima.

Quando Harry si recò in Francia per la Coppa del Mondo di rugby, infatti, chiese al suo autista di attraversare il tunnel parigino:

“Durante la mia prima notte laggiù, gli chiesi se conosceva quella galleria. Guardai i suoi occhi nello specchietto retrovisore che si ingrandivano”.

Inoltre, il Principe fece una richiesta ben precisa al driver, ovvero, gli chiese di attraversarlo ad una velocità ben precisa, 65 miglia all’ora (circa 100 km/h).

In merito a questo aspetto, Harry ha chiarito:

L’esatta velocità a cui andava la vettura di mia mamma, secondo i rilevamenti della polizia, al momento dell’incidente. Non 120 miglia all’ora, come riportato dalla stampa”.

Poi ha raccontato quali conclusioni è riuscito a trarre da quel passaggio nel tunnel:

Siamo passati davanti al Ritz, dove mia mamma ha consumato il suo ultimo pasto, poi abbiamo imboccato la galleria. Abbiamo superato il punto dove presumibilmente c’è stato l’urto che ha fatto sbandare l’auto. Mi sono sporto in avanti, ho guadato la luce trasformarsi in una specie di arancione, ho osservato i piloni di cemento sfrecciare. Li ho contati, ho contato i miei battiti e in pochi secondi siamo riemersi dall’altra parte del Ponte de l’Alma. Mi sono seduto e con calma mi sono chiesto se fosse tutto lì. È soltanto un tunnel dritto e breve, non un passaggio infimo e pericoloso. Non c’era motivo che qualcuno morisse al suo interno. Pensavo che passare lì dentro avrebbe messo fine alla mia sofferenza, ad un decennio di dolore inesorabile. Ma non è stato così”.