L’anno si apre con interessanti novità per quel che riguarda i concorsi scuola 2023. Molto dipenderà dallo sblocco della situazione inerente i decreti attuativi che attengono la riforma del reclutamento docenti. Decreti fermi a prima dell’estate e poi cristallizzati anche in virtù del cambio di Governo. Nel 2023, tuttavia, potrebbero essere banditi due nuovi bandi: uno dovrebbe essere riservato a tutti i candidati in possesso dei requisiti, l’altro per chi avrà già ottenuto i 30 Cfu previsti dalla riforma Bianchi. Prima però sarà necessario completare il percorso governativo che prevede il completamento dei decreti attuativi sui percorsi universitari da 60 cfu. Troppe infatti sono le incertezze in merito. Dal numero chiuso per l’accesso ai master da 60 crediti al costo degli stessi, che in ogni caso dovrebbe essere calmierato, fino ai contenuti dei corsi stessi organizzati dalle università. In quest’ottica il nuovo ministero dovrà dare risposte concrete al tema del reclutamento. C’è tempo fino alla conclusione della fase transitoria, che dovrebbe prevedere 70mila assunzioni entro il 2024 o al massimo il 2025, in caso di concessione di una proroga. Vediamo di capire quali novità potrebbero presentarsi.

Concorsi scuola 2023, tutti i requisiti richiesti e le novità attese nel prossimo reclutamento

Almeno fino a giugno novità non ce ne saranno, per stessa ammissione della Ministra Bernini che ha ufficializzato come i corsi partiranno non prima del 2023/24. Troppi gli elementi ancora da chiarire per questo nuovo percorso per diventare insegnanti, a cominciare dalla disponibilità dei posti e dall’eventualità o meno che l’accesso possa essere selettivo. Orientamento confermato anche dal Ministro Valditara, le cui uniche certezze riguardano le prossime modifiche ai concorsi: “Il reclutamento del personale docente rappresenta uno dei passaggi più difficili di tutta la gestione amministrativa. L’Alto numero di aspiranti rappresenta l’attrattività della professione ma è anche il sintomo della presenza di elementi patologici da un lato del problema del precariato e dall’altro al fatto che da tempo non vengono espletate procedure certe, stabili e ricorrenti“. La riforma del ministro Bianchi è intervenuta per cambiare il meccanismo per accedere alla professione. Coloro che abbiano conseguito i 24 CFU entro il 31 ottobre 2022 potranno accedere ai concorsi fino al 31 dicembre 2024. Ciò evidentemente senza dover conseguire i 30 CFU previsti dalla riforma (60 CFU a partire dal 2025). Per coloro che non sono riusciti ad acquisire 24 CFU entro il 31 ottobre 2022, solo fino al 31 dicembre 2024, sarà possibile accedere ai concorsi anche avendo conseguito almeno 30 CFU del percorso universitario e accademico di formazione iniziale e a condizione che parte dei CFU/CFA siano di tirocinio diretto. Dopo il 31 dicembre 2024 servono 60 CFU. Con il decreto legge 36 del 30 aprile 2022, convertito in legge n.79 il 29 giugno 2022, si è dato il via al nuovo sistema di formazione iniziale e reclutamento dei docenti della scuola secondaria di I e II grado. In buona sostanza dopo una fase transitoria che durerà fino al 31 dicembre 2024, in cui il requisito di accesso ai concorsi, per docenti con esperienza di docenza inferiore alle 3 annualità nell’ultimo quinquennio, e quindi, si presume (se non verrà modificata la norma), anche per l’accesso alle GPS di II fascia, sarà il possesso di 24 CFU entro la data del 31 ottobre 2022 o 30 CFU per coloro che non hanno acquisito i crediti entro ottobre 2022, si partirà con la riforma della formazione iniziale e del reclutamento. A partire dall’1 gennaio 2025, per entrare in ruolo sarà necessario frequentare un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale con prova finale, corrispondente a non meno di 60 CFU/CFA, con tale percorso si acquisisce l’abilitazione all’insegnamento e con tale titolo si partecipa al bando regionale del concorso a cattedra, dopo svolgerà l’anno di prova con test finale. Il nuovo ministro Valditara ha lasciato intendere che i punti fermi della riforma reclutamento docenti non si toccheranno, ma è probabile che qualche aggiustamento possa arrivare in corsa, a cominciare dall’accesso a numero chiuso ai percorsi universitari. Il precedente ministero sosteneva l’impossibilità di abilitare più docenti di quanti fosse effettivamente possibile stabilizzare. E’ probabile dunque che in questo senso possa cambiare la visione del governo di centrodestra contrario al meccanismo del numero chiuso.