Dopo l’Ue anche gli Stati Uniti condannano fermamente l’impiccagione di Mohammad Mehdi Karami e Seyed Mohammad Hosseini, ritenuti dal governo dell’Iran i principali responsabili dell’omicidio del paramilitare Basij Ruhollah Ajamian durante una manifestazione di proteste.

Il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha definito le esecuzioni di massa registrate nell’ultimo mese “una componente chiave dello sforzo del regime di reprimere le proteste“.

Proteste in Iran, Stati Uniti i più vicini allo scontro con Teheran

La comunità internazionale condanna in maniera unanime la morte di decine di ragazzi in Iran, giustiziati dalla linea dura promossa dal governatore Raisi.

Ue, Onu e Stati Uniti hanno rilasciato dichiarazioni di sostegno alle proteste contro il regime vigente in Iran, bisognerà capire dove porteranno queste parole. Nel suo statement, l’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha condannato le esecuzioni, basate su “processi iniqui e incriminazioni comminate su confessioni estorte con la forza“. Ieri le istituzioni dell’Unione Europea hanno definito “sconvolgente” l’applicazione in serie della pena di morte contro i civili. Nabila Massrali, portavoce dell’alto rappresentante di Bruxelles Josep Borrell, ha invitato le autorità iraniane a concedere una tregua: lei stessa aveva seguito in prima persona i negoziati del 2015 che portarono all’accordo sul nucleare.

Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock è stata probabilmente la più incisiva, spingendosi ad affermare che “quanto accade in Iran rafforza l’intenzione di aumentare ulteriormente la pressione dell’Ue su Teheran“.

Il ministro degli Esteri olandese Wopke Hoekstra si è detto pronto a convocare l’ambasciatore iraniano per esprime grande preoccupazione, e ha sollecitato gli altri Stati membri a fare altrettanto (ricordiamo che in Italia ciò è già accaduto a fine dicembre).

Le notizie arrivano per bocca delle organizzazione sui diritti umani legate all’Iran ma con sedi altrove: l’associazione Iran Human Rights, per esempio, ha sede a Oslo, e ha documentato tutte le ingiustizie subite dai due giovani dall’arresto fino all’esecuzione. A dicembre i genitori di Karami avevano pubblicato un video in cui chiedevano alle autorità di risparmiargli la vita. Il Centro per i diritti umani in Iran, con sede a New York, ha esortato i Paesi a ritirare i propri ambasciatori da Teheran.