Prosegue la nuova strategia del “liberi tutti” riguardo la gestione covid in Cina. Pechino ha infatti annunciato la revoca dell’obbligo di quarantena per i viaggiatori provenienti dall’estero, che era stata introdotta allo scoppiare dei primi casi, ormai tre anni fa.

Di conseguenza, a partire da oggi chiunque sbarcherà in aeroporto o valicherà una frontiera dal Dragone non sarà più obbligato a rispettare il protocollo andato in pensione: secondo le vecchie normative, ogni persona avrebbe dovuto trascorrere in appositi hotel covid-19 un periodo di isolamento che, inizialmente, era stato fissato a tre settimane, per poi scendere a sette giorni nell’estate 2022 e a cinque giorni solo un paio di mesi fa. La misura era già stata predetta nel momento in cui le autorità politiche del Paese avevano scelto di imboccare la strada dell’allentamento.

Covid Cina, aperte le frontiere con Hong Kong

Con l’abrogazione della quarantena obbligatoria per i cittadini in arrivo, la Cina continua dunque il suo percorso di abbandono delle normative anti covid. Una decisione che dovrebbe liberare un maggior numero di turisti e, pertanto, contribuire a rimpinguare le casse del settore turistico particolarmente messo in ginocchio da tre anni durissimi.

Una misura che va in senso contrario rispetto a quanto sta accadendo nel resto del mondo, dove si continua a seguire giorno dopo giorno l’evoluzione dell’ondata che ha travolto il Dragone. Ieri, intanto, erano stati aperti i valichi di frontiera con Hong Kong, a loro volta chiusi dal 2020, generando immediatamente un cospicuo flusso di persone. Lungo la rotta per Shenzhen, città sul confine cinese, sono transitate circa 60 mila persone che lavorano come frontalieri sommando i collegamenti via terra e via mare.

Cambiamento che coinvolge anche la dimensione politico-giudiziaria. Il governo di Xi Jinping si impegna infatti a rimettere in libertà tutti coloro che sono stati arrestati da febbraio 2020 a oggi per aver violato le restrizioni anti pandemia. Emanata una circolare governativa con cui si esortano governi locali, i tribunali, le forze dell’ordine e le unità doganali a porre fine ai procedimenti giudiziari.