Alla fine è andata come doveva andare, ma che fatica. Kevin McCarthy è stato eletto speaker della Camera dei Rappresentati degli Usa dopo ben 15 votazioni. Un risultato storicamente e politicamente incredibile. Donald Trump, però, nasconde la polvere sotto il tappeto e parla di un Gop unitissimo. Questo il commento dell’ex Presidente Americano alla nomina di McCarthy:

Grazie Kevin, è stato un grandissimo onore! Il partito repubblicano si è davvero unito la notte scorsa. È stata una bellissima cosa da vedere. Storica!

McCarthy è speaker, Trump esulta, il Gop crolla

Sono stati giorni concitati: il rinnovo del ruolo dello speaker americano, dopo gli anni di Nancy Pelosi, è diventato un caso. Per vincere l’elezione McCarthy – che era stato indicato dal Partito Repubblicano come l’uomo da votare – aveva bisogno di 218 voti. Questo il quorum fissato. Egli, però, per ben 14 volte non è riuscito ad andare oltre le 200 preferenze. Uno zoccolo duro di almeno 20 repubblicani, appartenenti all’area di ultradestra del partito, hanno continuato a fare da sé. Anche dinanzi alla direzione di Donald Trump: l’ex Presidente, dopo qualche giro di votazione andato a vuoto, ha smesso di sfregarsi le mani ed ha pensato alla figuraccia storica che il suo partito stava facendo dinanzi al mondo. Così ha fatto un endorsment pubblico in favore di McCarthy che però ha smosso ben poco: i franchi tiratori hanno continuato a farla da protagonisti e, quindi, a non votare il candidato in pectore. Mentre i democratici votavano compatti per Hakim Jeffries, ed i repubblicani diligenti erano su Kevin McCarthy, quelli indisciplinati hanno votato per volti diversi pur di creare caos: tra questi Byron Donalds e, addirittura, Donald Trump seppur ineleggibile non essendo membro della Camera. La figuraccia repubblicana ha un riferimento storico: erano 164 anni che non si rendeva necessaria più di una votazione per nominare lo speaker. Da un eccesso all’altro: ne sono servite ben 15, di votazioni. Alla fine McCarthy ce l’ha fatta, aveva detto chiaramente di non aver intenzione di mollare l’osso: “Andrà tutto avanti così fino a quando non arriverà un accordo. Quando arriverà vincerò”. Così è stato.

Crepe nel partito Repubblicano

Ecco perché, checché ne dica Trump, il partito Repubblicano appare ben lungi dall’essere unito. Le elezioni di midterm, andate piuttosto male rispetto al previsto, hanno scoperchiato il vaso di Pandora di un partito diviso tra il trumpismo e la sua successione. Crepe che andranno gestite nei prossimi mesi visto che ci stiamo dirigendo verso le presidenziali del 2024. Presidenziali a cui Trump ha già detto di voler partecipare ma che, visto l’andazzo, vedrà protagonisti ancora non chiari. Il Tycoon, seppur forte, non ha la certezza di poter essere l’effettivo candidato. Ron De Santis cresce sempre di più ed il trumpismo si sta indebolendo. Una cosa è certa: il Gop è più spaccato che mai. Le midterm ne hanno dato il sentore, la nomina dello speaker alla Camera lo ha confermato.