Questa mattina sono state eseguite altre due condanne a morte in Iran, secondo quanto comunicato dal quotidiano Mizan vicino alle autorità giudiziarie nazionali. Si tratta come già accaduto in passato di due giovani, Mohammad Mahdi Karami (22 anni) e Seyyed Mohammad Hosseini (26 anni), impiccati con l’accusa di aver ucciso a novembre nel villaggio di Karaj un paramilitare Basij durante le proteste che ormai si susseguono da quasi quattro mesi.

Nello specifico, un paramilitare Basij è un soldato volontario arruolato dalla Guardia Rivoluzionaria (ossia l’esercito) per contrastare i manifestanti reagendo alle loro mosse.

Condanne a morte in Iran, continua a salire il tragico bilancio

Prosegue lo stillicidio di sangue in Iran, che annovera altre due condanne a morte nel suo storico. I due giovani giustiziati tramite impiccagione fanno parte di una nutrita schiera di 16 persone accusate dell’omicidio di un paramilitare Basij, di cui cinque condannate a morte (quattro già giustiziate) e le restanti undici con pene severissime da scontare.

Sia Karami che Hosseini si sono visti respingere il ricorso presentato alla Corte Suprema iraniana solo pochi giorni fa. Karami, in particolare, ha accusato lo Stato di essere stato privato del diritto alla difesa, avendo il Tribunale respinto colui che era stato presentato come proprio avvocato. Come molti altri detenuti, anche il 22enne ha iniziato un lungo sciopero della fame, senza tra l’altro poter vedere la famiglia prima dell’esecuzione.

Continuano nel frattempo le proteste contro il regime degli ayatollah in Iran. Il fuoco della polemica si è spostato a sudest, al confine con il Pakistan, dove a Zahedan i manifestanti hanno nuovamente intonato cori per la morte dell’ayatollah Khamenei, dopo la tradizionale pregheria del venerdì. La cronaca racconta poi di una condanna a morte eseguita ieri nei confronti di un 17enne e dell’arresto dei familiari di Mehdi Zare Ashkzari, il 30enne assassinato e con un passato all’università di Bologna.