In Italia si sta registrando un caldo anomalo, soprattutto alla luce del periodo delle festività natalizie e del fatto di essere praticamente nel cuore dell’inverno. Alcune località sciistiche soffrono la mancanza di neve e il rischio siccità è rimasto dietro l’angolo: tutto sventato solo grazie all’arrivo di piogge diffuse e nevicate copiose sulle Alpi e sugli Appennini. Secondo le ultime stime della Coldiretti, nell’ultimo periodo, sono caduti circa 50 miliardi di metri cubi di acqua in meno in Italia. Bisogna anche aggiunge che il caldo in Italia a gennaio e l’aumento delle temperature ha confuso la natura, che si è resa protagonista sia di fioriture non consone al periodo sia della perdita di alcuni raccolti fondamentali per l’inverno.

Il 2022, per questi è altri motivi, si classifica come “l’anno più bollente” per l’Italia, in base alle stime della Coldiretti. La temperatura in media si alza di 1,15 gradi, con il dato che incide anche sulle precipitazioni e sulla loro caduta, che scende del 30%. Tutto questo ha avuto un maggiore impatto in particolare nel Nord Italia, dove le temperature sono state superiori di 1,37 gradi. Problemi anche per il deficit idrico, circa del 40%, con le inevitabili conseguenze sia nel settore ambientale sia in quello agricolo, oltre che alla tenuta dell’aria e delle atmosfere urbane.

In Italia, dunque, si prosegue con l’aumento delle temperature negli ultimi anni. La nostra penisola ha fatto registrare un innalzamento del caldo a partire dal 2014: lo si evince dalla classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli, dove ben sei anni dell’ultimo decennio entrano nella nefasta Top 10: parliamo del 2022, il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020. Non solo, perché tra le conseguenze principali del caldo in Italia c’è anche una tendenza graduale verso la tropicalizzazione che – osserva Coldiretti – “si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi fra siccità, nubifragi, bombe d’acqua, grandinate, bufere di vento e tornado”

Caldo in Italia, Coldiretti: “agricoltura a rischio”

Con l’innalzamento delle temperature – continua la Coldiretti – molte attività economiche procedono a rilento, su tutte l’agricoltura. Parliamo dell’aumento dei danni sia a causa della siccità sia ai rovesci temporaleschi particolarmente violenti, con danni che nell’ultimo hanno sono andati oltre quota 6 miliardi di euro. Si registrano, di conseguenza, cali dei raccolti che mettono a rischio gli alimenti base della dieta mediterranea che vanno dal 30% per l’extravergine di oliva al 10% per passate, polpe e salse di pomodoro fino al 5% per il grano duro destinato per la lavorazione della pasta.

Il cambiamento climatico sta rendendo più difficile la coltivazione di alcuni tipi di colture. Ad esempio, le alte temperature e la siccità stanno rendendo più difficile la coltivazione di cereali come il grano e il mais, mentre le precipitazioni eccessive stanno causando il danneggiamento di colture come la vite e l’olivo. Inoltre, il cambiamento climatico sta favorendo la diffusione di parassiti e malattie che minacciano le colture, come la Xylella fastidiosa, un batterio che attacca le piante e può causare la morte delle piante infette.