L’economia statunitense registra un dato incoraggiante: a dicembre il tasso di disoccupazione negli Usa cala al 3,5% grazie alla creazione di 223.000 nuovi posti di lavoro. A novembre il dato era pari al 3,7%.
I dati sono stati forniti dal Bureau of Labor Statistics, paragonabile a un Istat italiana sul lavoro, e sono decisamente migliori delle aspettative: in particolare, è un segnale di buona salute per l’intero settore, nonché una dimostrazione che la politica aggressiva attuata dalla Federal Reserve (il corrispettivo della Bce a stelle e strisce) non ha causato rallentamenti nel mercato del lavoro e sull’economia più in generale. Queste le parole di Biden, il quale ha festeggiato in questa maniera il traguardo:
Buona notizia, ora bisogna lavorare sull’inflazione. Il mio piano economico funziona. Dobbiamo ancora far scendere l’inflazione. Stiamo assistendo a quella transizione verso quella crescita costante e stabile di cui parliamo da mesi.
Segnaliamo che sono diversi i settori in cui si sono verificati incrementi di posti di lavoro, come nel tempo libero e nell’ospitalità (67.000), nell’assistenza sanitaria (55.000), nell’edilizia (28.000), nell’assistenza sociale (20.000), nella produzione (8.000), nel commercio al dettaglio (9.000) e nel governo (3.000). Per quanto riguarda i salari orari medi, gli studi riportano che questi sono tendenzialmente aumentati di 9 centesimi, ossia lo 0,27%, a 32,82 dollari su base mensile, mentre sono aumentati del 4,59% rispetto a un anno fa. In controtendenza, la settimana media lavorativa è diminuita di 0,1 ore, per un totale di 34,3 ore. Tutti dati che dovranno però essere monitorati nel 2023, un anno che sarà particolarmente complicato.
Tasso di disoccupazione Usa, gli effetti sull’economia
Scende dunque al 3,5% il tasso di disoccupazione negli Usa. Scorrendo i dati del Bureau, si legge che i settori maggiormente in crescita sotto il profilo occupazionale sono l’edilizia, l’hospitality, la sanità e l’assistenza sociale.
Inoltre, a fronte di un quadro complessivamente positivo, ci sono realtà che hanno vissuto un mese in netta controtendenza: per esempio il settore cinematografico e della registrazione sonora ha perso 13mila posti di lavoro, il vicino comparto radiotelevisivo ha compensato questa perdita con un aumento di 5mila unità: male anche l’editoria.
Secondo gli analisti, il mercato del lavoro americano va verso un sostanziale appiattimento nella curva, che dovrebbe portare conseguentemente a un aumento dei salari. Questa relazione causa-effetto dovrebbe fungere da aggiustamento naturale per ridurre i tassi d’interesse in vigore, oggi al 5% ma con un obiettivo del 3,5%. Tutto ciò avviene nonostante il presidente Powell abbia dichiarato che ci sono oltre 10 milioni di posti di lavoro vacanti, circa 1,7 per disoccupato.
Eppure, aspettando i dati sull’inflazione americana per il mese di dicembre, è assai improbabile che la Fed possa abbassare il tasso nel corso del 2023: molto dipenderà dai dati sull’inflazione, che a novembre si è assestata al 7,1% (con uno scenario migliore dell’Europa). L’ultimo aumento risale allo scorso 14 dicembre, quando venne alzato al 4,5%. In linea di massima, la sensazione è che anche se ci fossero i margini per intervenire, prevarrà la linea della prudenza che non andrà dunque interpretata come un segnale di indebolimento.