Iran, condanna a morte per un 22enne disabile che avrebbe lanciato delle pietre e dato fuoco a un pneumatico mentre è scontro con la Francia per Charlie Hebdo. Arrivano nuove condanne a morte in Iran dopo le notizie sul numero dei manifestanti uccisi che, secondo l’agenzia di stampa Hrana, sono 516 (tra i quali 70 minorenni). Desta turbamento l’ultima condanna a morte nei confronti di un ragazzo di 22 anni, disabile, che è accusato dal Tribunale di Zehedan di aver appoggiato le proteste che negli ultimi mesi sono scoppiate in Iran. Si chiama Mansour Dehmordeh e per lui l’accusa è quella di “guerra a Dio e corruzione sulla Terra”. Oltre a lui, sono attesi alla pena capitale anche altri giovani dimostranti, tra i quali il 18enne Arshia takdestan, che è stato condannato nei giorni scorsi dal Tribunale rivoluzionario di Mazandaran. Per lui Teheran muove le stesse accuse di Mansour Dehmordeh.

Iran, condanna a morte per un 22enne e crisi diplomatica con la Francia per Charlie Hebdo

Mansour Dehmordeh è stato condannato a morte in Iran con le accuse di guerra e corruzione dal Tribunale di Zehedan. Secondo quanto riporta una fonte locale, Mansour Dehmordeh avrebbe “confessato di aver lanciato delle pietre e dato fuoco a un pneumatico, ma il giudice ha risposto che chiunque protesti contro il governo di Khamenei sarà condannato a morte”. La condanna per il 22enne arriva dopo quella di un altro giovane, il 18enne Arshia Takdestan, protagonista della protesta antigovernativa che da circa 4 mesi sta scuotendo il paese mediorientale. Arshia Takdestan dovrà attendere il boia ed è attualmente detenuto poiché ritenuto colpevole anche di “crimini su larga scala contro la sicurezza interna e distruzione di proprietà che ha causato grave disturbo all’ordine pubblico, insicurezza e gravi danni alla proprietà pubblica”. Ad oggi, sono 516 i manifestanti rimasti uccisi, tra i quali settanta minorenni, e 19.262 i rivoluzionari arrestati, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Hrana. Intanto, è tensione Iran-Francia per le vignette apparse recentemente sulla rivista settimanale satirica francese Charlie Hebdo che ritraggono l’ayatollah Khamenei. Teheran è arrivata ad annunciare la chiusura dell’Istituto francese di ricerca.

Crisi Iran-Francia e attenzione alta su un disegnatore italiano

Le vignette del settimanale francese Charlie Hebdo stanno creando tensione tra Iran e Francia. Dai giorni seguenti la pubblicazione dei fumetti che hanno preso di mira la guida suprema Ali Khamenei, il ministero degli Esteri del Paese mediorientale aveva convocato l’ambasciatore della Francia, Nicolas Roche, presso la Repubblica islamica iraniana. Nella giornata del 5 gennaio, il ministero degli Esteri dell’Iran ha annunciato che provvederà a chiudere l’Istituto francese di ricerca (Ifri) come prima mossa nei confronti dei transalpini. Non si è fatta attendere la risposta della Francia che ha definito “deplorevole” la decisione di Teheran, nel caso in cui dovesse essere confermata. La Francia, inoltre, ha aperto un’inchiesta su un attacco informatico che ha subito recentemente il portale online di Charlie Hebdo. Guardia alta anche in Italia nei confronti un disegnatore di Arezzo che ha realizzato alcune delle immagini pubblicate sul settimanale di satira.