Morto bambino di 3 anni. Sua madre si drogava durante l’allattamento e le sostanze hanno dato origine a gravi problemi per il piccolo sin dai primi mesi dalla nascita. Ricoverato all’ospedale pediatrico di Napoli quando ha manifestato le prime prime pesanti crisi epilettiche. Rianimato, accudito, salvato più volte. Non c’è stato più nulla da fare. I danni cerebrali causati dall’astinenza da sostanze stupefacenti sono diventati sempre più evidenti, fino alla crisi finale.

Morto bambino di 3 anni: la vicenda e l’abbandono

Il piccolo Simba, così si chiamava il bimbo, era stato abbandonato dalla madre tossicodipendente e preso in cura dall’associazione di Napoli Casa di Matteo. L’istituto ospita bambini abbandonati dai genitori o che presentano gravi disagio o disabilità.
In tre diverse occasioni l’avevano rianimato e salvato. Questa volta non c’é stato niente da fare.

Una vita spezzata prima di cominciare. Una storia di difficoltà fin dall’inizio, quella di Simba. Il bambino è stato ricoverato praticamente sin dalla nascita: è arrivato proprio tre anni fa presso ospedale pediatrico Santobono di Napoli, grazie alla segnalazione di un assistente sociale, quando aveva solo 4 mesi di vita.

La madre viveva in una baracca, non aveva altri familiari o possibilità per mantenerlo. Ha deciso di abbandonarlo, allontanandosi con una scusa, senza più tornare a chiedere di lui.

Il personale della struttura ha seguito, rianimato e salvato il piccolo sino alla crisi respiratoria.

Morto bambino di 3 anni: La casa di Matteo

A commentare questa tragica vicenda è stato Marco Caramanna, presidente dell’associazione La Casa di Matteo. Ha raccontato del momento in cui è cominciata la loro lotta per accudire Simba, che si è trovato solo al mondo, senza madre né padre, o altri parenti pronti ad aiutarlo:

“siamo stati contattati noi ed è iniziata questa lunga storia. I medici hanno scoperto che il bambino, tramite il latte materno, aveva assunto stupefacenti perché la madre era una tossicodipendente che aveva fatto vivere il bambino, insieme con il fratellino, in una baracca di fortuna – racconta. –

“Il neonato aveva dunque delle vere e proprie crisi d’astinenza che gli hanno causato danni neurologici e crisi epilettiche. Veniva alimentato nei primi mesi con sonde, fino a dover subire prima una e poi una seconda tracheotomia per essere alimentato”.

Caramanna ha continuato a spiegare: “La morte di un bambino di tre anni è innaturale e per quanto puoi provare a prepararti, alla fine non lo sei mai. Io ieri ero presente, ho partecipato alla rianimazione fisicamente, e a livello emotivo e’ stato davvero molto impegnativo”.

Il triste post social rilasciato dalla pagina dell’associazione saluta così il piccolo:

“Non avremmo mai voluto dirvelo: il nostro piccolo #Simba non ce l’ha fatta. Vi chiediamo scusa per non essere riusciti a trovare parole meno dirette e crude, ma a questo dolore non ci si abitua mai e la sofferenza è sempre più atroce. È successo tutto improvvisamente, come altre volte. Ma questa volta non ce l’abbiamo fatta. Noi, noi e lui, insieme. Non vogliamo farci domande, non sapremmo trovare risposte adeguate. Ringraziamo chiunque lo abbia amato, da vicino, da lontano. Siamo sicuri che anche il piccolo Re della Foresta vi abbia voluto bene.????
Domani alle 13:00 l’ultimo saluto presso la Parrocchia dell’Addolorata in Via Pigna, 203 a Napoli. Grazie ancora.”

I viaggi e le cure per Simba

Il personale de La Casa di Matteo è stato vicino al piccolo Simba al Santobono di Napoli per cinque mesi. Dopodiché, è stato effettuato uno spostamento di altri cinque mesi presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma, per poi fare ritorno a Napoli prima che arrivasse la crisi respiratoria fatale per il bambino.

Caramanna rilascia ancora dettagli e informazioni su Simba al Corriere della Sera:

“non vedeva e non sentiva bene e noi avevamo organizzato attività sensoriali per riuscirlo a stimolare e a fargli avvertire il mondo circostante. Quando si agitava lo riuscivamo a calmare prendendolo in braccio. Sono cose che in ospedale non sarebbero avvenute perché è diverso il metodo e soprattuto i numeri da gestire”.

Dopo ciò che è successo a Simba, il suo fratellino, anche lui con problemi relativi all’allattamento della madre, è stato salvato in tempo e adottato.