Vialli doping. L’allora procuratore di Torino Raffaele Guariniello nel 1998 si scagliò contro il presunto abuso di farmaci da parte della Juventus. Il processo si chiuse con l’assoluzione del medico sociale Riccardo Agricola e dell’amministratore delegato Antonio Giraudo, ritenuti innocenti per l’abuso di eritropoietina, la famigerata Epo. Una vicenda lunga e complicata, riaperta dalla Cassazione per poi essere ancora fermata dalla prescrizione.

Vialli doping, la testimonianza al processo

Gianluca Vialli fu uno dei calciatori di quella Juventus chiamato a testimoniare nel processo. Nel 2005 scrisse una lettera alla Gazzetta dello Sport per dire la sua su quella vicenda, affermando di non aver mai usato doping:

Caro Direttore/Amici,
Ho indossato con orgoglio la maglia della Juve tra il 1992 e il 1996. Ho deciso di scriverle questa nota, per far conoscere la mia posizione su alcune opinioni espresse in questi mesi sul mio conto, e su quello di alcuni ex compagni di squadra in relazione al processo che si è chiuso di recente con sentenza di primo grado.

Non è comunque mia intenzione entrare nel merito dell’esito del processo stesso: pur non condividendo le motivazioni che hanno portato alla sentenza, ho piena fiducia negli organi giudiziari e desidero solo esprimere la mia stima al Dr. Riccardo Agricola, che conosco come professionista serio e responsabile.

C’è chi ha parlato di omertà, reticenza o addirittura falsa testimonianza, perché alcuni di noi, chiamati a testimoniare al processo, hanno risposto “non ricordo” ad alcune domande. Questo lo ritengo scorretto ed inaccettabile. Ci sono state rivolte domande relative a fatti specifici avvenuti tra gli 8 e i 10 anni fa. Dato il tempo trascorso, mi sembra del tutto normale non ricordare con precisione quale farmaco potrei aver assunto in una precisa data 8 o 10 anni fa. Ad una distanza di tempo che, d’istinto, visto l’impegno richiesto dal nostro mestiere, è misurabile in centinaia di partite! Si ricordano con facilità fatti eccezionali, atipici, al di fuori della norma, molto più difficile ricordare un episodio normale per un calciatore professionista quale l’assunzione di un anti-infiammatorio o un reintegratore a fronte di una patologia esistente.

Respingo con fermezza l’accusa di avere consapevolmente assunto sostanze proibite. Non sono solo stato atleta e calciatore: sono figlio, marito, padre, compagno. Ho delle responsabilità nei confronti della mia famiglia. Pensare che qualcuno di noi sia stato disposto a mettere a repentaglio la propria salute a lungo termine assumendo sostanze nocive è assolutamente sbagliato. Che poi si sia voluto coprire con un silenzio “omertoso” chi ci avrebbe incoraggiato a farlo, è addirittura assurdo. Sono a favore di un atteggiamento duro e intransigente nella lotta al doping sportivo.

Io, che quegli anni li ho vissuti da protagonista, sono ben consapevole che le nostre vittorie sono state frutto esclusivo di sudore, sacrificio, abilità, determinazione, una incredibile “fame” e un grande spirito di squadra nonché una buona dose di fortuna che da sempre accompagna nel loro cammino le squadre vincenti.

Le ombre gettate sulla credibilità dei successi ottenuti in maglia bianconera sono pesanti e difficili da sopportare. Quello che mi aiuta a superare la tristezza è la piena e ferma consapevolezza di non aver mai ingannato nessuno.

Per amor di verità

L’intervista

Di recente Gianluca Vialli era tornato a parlare di quel processo, bollandolo come un’ingiustizia:

“Avrei potuto vivere più serenamente quella vicenda, come altri colleghi. Non ce l’ho fatta. Fu un’ingiustizia. Non voglio riaprire vecchie polemiche. È possibile discutere se sia meglio per una distorsione dare il Voltaren, o andare 15 giorni in montagna a riposare. Non è possibile mettere in dubbio i risultati di una carriera. All’inizio ci ho sofferto. Poi ho capito che se ti preoccupi di quello che pensano gli altri appartieni a loro”.