Il giorno dopo il funerale del pontefice emerito Benedetto XVI, Papa Francesco torna a celebrare la messa dell’Epifania. Durante l’omelia della celebrazione, Bergoglio invita i fedeli a fare “come i Magi, che non si fermano a guardare il cielo e a contemplare la luce della stella, ma si avventurano in un viaggio rischioso”: “prostriamoci, arrendiamoci a Dio nello stupore dell’adorazione”.

Adoriamo Dio e non il nostro io, adoriamo Dio e non i falsi idoli che ci seducono col fascino del prestigio e del potere, con il fascino delle false notizie. Adoriamo Dio per non inchinarci davanti alle cose che passano e alle logiche seducenti ma vuote del male.

Papa Francesco ha chiesto anche di fare spazio nella vita a Dio, che è l’amore vero “che non passa, che non tramonta, che non si spezza neanche dinanzi alle fragilità, ai fallimenti e ai tradimenti”.

Il cammino della fede inizia quando smettiamo di conservarci in uno spazio neutrale e decidiamo di abitare gli spazi scomodi della vita, fatti anche di sofferenze che scavano nella carne. In questi momenti si levano dal nostro cuore quelle domande insopprimibili, che ci aprono alla ricerca di Dio: dov’è quell’amore che non passa, che non tramonta, che non si spezza neanche dinanzi alle fragilità, ai fallimenti e ai tradimenti?

Il Papa alla messa dell’Epifania: “La nostra Fede non può crescere senza perseveranza”

“Il secondo luogo in cui possiamo incontrare il Signore è il rischio del cammino”. Così Papa Francesco si è rivolto ai fedeli durante la messa nella Basilica di San Pietro. Quindi, ha aggiunto:

Il cammino dei Magi non prevede in anticipo strade sicure e mappe definite. Vogliono scoprire chi è il Re dei Giudei, dov’è nato, dove possono trovarlo. Per questo chiedono a Erode, il quale a sua volta convoca i capi del popolo e gli scribi che interrogano le Scritture. I Magi sono in cammino: la maggior parte dei verbi che descrivono le loro azioni sono verbi di movimento. Così è anche per la nostra Fede: senza un cammino continuo e un dialogo costante con il Signore, senza ascolto della Parola, senza perseveranza, non può crescere.

Il pontefice invita dunque i fedeli a “cercare Gesù nelle situazioni quotidiane e nel volto dei fratelli”.

Non basta qualche idea su Dio e qualche preghiera che acquieta la coscienza; occorre farsi discepoli alla sequela di Gesù e del suo Vangelo, parlare con Lui di tutto nella preghiera, cercarlo nelle situazioni quotidiane e nel volto dei fratelli.

Francesco ricorda infine che “la fede è un cammino, un pellegrinaggio, una storia di partenze e di ripartenze”. Questa la chiosa finale:

Da Abramo che si mise in viaggio per una terra ignota fino ai Magi che si muovono dietro la stella, la fede è un cammino, un pellegrinaggio, una storia di partenze e di ripartenze. Ricordiamoci questo: la fede non cresce se rimane statica; non possiamo rinchiuderla in qualche devozione personale o confinarla nelle mura delle chiese, ma occorre portarla fuori, viverla in costante cammino verso Dio e verso i fratelli.