Covid Iss rapporto settimanale: stando ai dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità, nell’ultima settimana si sarebbe registrato un leggero aumento dell’incidenza a livello nazionale. Stabili invece i ricoveri e le terapie intensive, mentre sarebbero tre le Regioni a rischio alto. Preoccupa, intanto, la situazione della Cina: da Pechino la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, minaccia l’adozione di contromisure nei confronti dei Paesi che hanno deciso di adottare l’obbligo di tampone negativo per i viaggiatori in arrivo dal Paese asiatico.

Covid Iss rapporto settimanale: tutti i dati

È in lieve aumento, secondo i dati dell’ultimo rapporto settimanale elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità con il ministero della Salute, l’incidenza dei casi Covid-19 a livello nazionale, che dal 23 al 29 dicembre è aumentata da 207 a 231 casi ogni 100mila abitanti. Nel periodo compreso fra il 14 e il 27 dicembre è rimasto invece stabile a 0,83 (range 0,77-0,99) l’indice Rt medio calcolato sui casi sintomatici, sotto la soglia epidemica di 1. In lieve aumento, ma comunque sempre sotto la soglia, l’indice di trasmissibilità Rt basato sui casi con ricovero, che dal 20 al 27 dicembre è passato da 0,87 (0,84-0,90) a 0,90 (0,86-0,94).

Sarebbero tre, secondo i dati principali del monitoraggio, le Regioni classificate a rischio alto ai sensi del DM del 30 aprile 2020, tutte per molteplici allerte di resilienza; dodici invece quelle a rischio moderato e sei quelle classificate a rischio basso. Diciassette regioni/Ppaa riportano almeno una allerta di resilienza e sette molteplici allerta di resilienza. Per quanto riguarda la situazione negli ospedali, il tasso di occupazione in terapia intensiva è rimasto stabile al 3,2%, secondo la rilevazione giornaliera del ministero della Salute del 5 gennaio, rispetto a quella del 29 dicembre scorso. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è sceso al 12,1% dal 13% del 29 dicembre.

Preoccupa intanto la situazione della Cina

Secondo il nuovo bilancio sui morti per Covid diffuso dalle autorità di Pechino, nelle ultime 24 ore si sarebbero registrati, nel Paese asiatico, cinque decessi, portando il totale delle vittime fornito dal Centro per il controllo delle malattie cinese a 5.264. Stime che, benché definite “trasparenti” dalla Cina, per molti Paesi non sarebbero attendibili. Proprio per questo, nella giornata di ieri, 5 gennaio, è arrivata anche dall’Unione europea l’intesa per introdurre l’obbligo di tampone negativo (fatto almeno 48 ore prima della partenza) ai viaggiatori in arrivo dalla Cina. Scelta contestata da molte compagnie aeree, che temono un’ulteriore ricaduta del turismo internazionale. Secondo loro “testare sistematicamente i viaggiatori in arrivo dalla Cina non può essere considerata una misura scientificamente fondata e basata sul rischio”, visto che le varianti isolate nel Paese asiatico sono già in circolazione in Europa, non rappresentando “un pericolo per la risposta immunitaria dei cittadini”.

Da Pechino il Governo minaccia intanto delle contromisure, invitando i Paesi che hanno introdotto l’obbligo di tampone negativo per gli sbarchi dalla Cina a ritirarlo. La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha difeso la linea di convivenza con il virus di Pechino adottata il mese scorso, definendo “prevedibile e controllabile” la situazione del Covid-19 in Cina, e la condivisione di informazioni con la comunità internazionale. Ha poi citato il parere del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), contrario all’imposizione di restrizioni a viaggiatori. “L’Ue dovrebbe dare ascolto a queste voci razionali e considerare la situazione della prevenzione e del controllo dell’epidemia in Cina, in modo obiettivo ed equo”, ha aggiunto. “In risposta alle pratiche irragionevoli introdotte da alcuni Paesi”, ha concluso, “la Cina adotterà misure corrispondenti in conformità al principio di reciprocità alla luce della situazione epidemica e delle esigenze di prevenzione e controllo”.