Arrestato figlio del Chapo. A farlo sapere, le autorità messicane: Ovidio Guzman, figlio del leader del cartello di Sinaloa, Joaquin “El Chapo” Guzman, sarebbe già stato trasferito in un carcere di massima sicurezza. Non sono mancate le rappresaglie da parte dei membri dei cartelli narco, tanto che a Sinaloa e Culiacan le autorità del Governo hanno sospeso le attività di pubblica amministrazione e chiesto alla popolazione di non uscire di casa.

Arrestato figlio del Chapo: rappresaglie in strada. Il Governo chiede ai cittadini di restare in casa

Alta tensione nelle città messicane dopo l’arresto di Ovidio Guzman, figlio del narcotrafficante “El Chapo”, il leader del famigerato cartello di Sinaloa catturato nel 2016 e attualmente agli arresti negli Stati Uniti. Secondo quanto riportato da fonti locali, l’arresto del 32enne, noto come “El Raton”, sarebbe stato effettuato nelle prime ore del mattino di giovedì da parte delle forze di élite della Guardia nazionale messicana (Gn), che avrebbero circondato il quartiere Jesus Maria della capitale dello Stato di Sinaloa, dove il figlio del Chapo era stato individuato. Nella conferenza stampa seguita all’arresto, il ministro della Difesa messicano,  Luis Cresencio Sandoval, ha poi fatto sapere che il ricercato è stato messo a disposizione della Procura della Capitale specializzata in materia di delinquenza organizzata (Fgr).

“Si è trattato di un colpo importante ad una sezione del Cartello del Pacifico”, ha dichiarato. L’uomo è stato nel frattempo trasportato in un carcere di massima sicurezza di Città del Messico. Non si è fatta attendere la reazione dei membri dei cartelli narco, che hanno dato il via a una vera e propria rappresaglia, che ha colpito soprattutto le città di Sinaloa e di Culiacan, dove le autorità del Governo messicano hanno fatto sapere di aver momentaneamente sospeso le attività di pubblica amministrazione, chiedendo alla popolazione di restare in casa per evitare pericoli. “Si stanno verificando incidenti e blocchi stradali in diversi punti della città”, ha scritto su Twitter il ministro della Sicurezza, Cristobal Castañeda. Anche l’aeroporto internazionale dell’area è stato chiuso, dopo che un aereo civile è stato attaccato a colpi di arma da fuoco.

Gli Stati Uniti erano sulle tracce di Ovidio almeno dal 2008 e nel febbraio 2019 la giustizia statunitense lo aveva accusato presso il tribunale del Distretto di Columbia/Washington di traffico di cocaina, metanfetamina e marijuana. Su di lui era stata posta una taglia di cinque milioni di dollari. L’arresto sarebbe stato il risultato di un lavoro congiunto tra Guardia nazionale e ministero della Difesa, appena quattro giorni prima dell’arrivo in Messico del presidente Joe Biden, che parteciperà, nei prossimi giorni, al X Vertice dei Leader dell’America settentrionale insieme al primo ministro Justine Trudeau e al presidente Andrés Manuel López Obrador.

Con il padre, che sconta una condanna all’ergastolo in una prigione di massima sicurezza negli Usa, Ovidio Guzman controllava da tempo il cartello di Sinaloa insieme ai fratelli Alfredo Guzman Salazar, Ivan Guzman Salazar, soprannominati “Los Chapitos”, e Ismael “El Mayo” Zambada Garcia. Nel 2019 “El Raton” era già stato fermato, ma le autorità del governo nazionale avevano deciso di rilasciarlo dopo le violente rappresaglie degli uomini del cartello, che avevano messo a fuoco e ferro la città. L’episodio, conosciuto come “Culiacanazo”, si era concluso con la morte di sette agenti e un civile e con la fuga di 47 detenuti dal carcere della città al termine di una rivolta comandata dai narcos. Il rilascio di Ovidio Guzman valse enormi critiche al governo del presidente Obrador e costituisce una pagina nera della lotta contro i cartelli della droga. È anche uno dei motivi per cui i disordini nati ora dopo il suo arresto preoccupano le autorità.

La guerriglia che si è scatenata immediatamente dopo l’arresto del figlio del boss, ha portato al sequestro di tutte le ambulanze della città, per trasportare i numerosi feriti in ospedale. Stando a quanto riportato dai media, infatti, 29 persone, di cui 7 membri delle forze di sicurezza, sono rimasti uccisi, mentre altre 21 sono rimasti feriti. Il colonello di fanteria Juan José Moreno Orzua, comandante del 43esimo battaglione di stanza a Tepic, e i quattro militari che viaggiavano con lui sono stati assassinati in un’imboscata vicino a Escuinapa.

I principali snodi viari sono stati bloccati dai sicari, che hanno dato alle fiamme auto e camion. Di seguito sono state tese numerose imboscate nei confronti di militari e forze di sicurezza, oltre ai tentativi di evasione di massa dalle carceri di Sinaloa, sedati dalla polizia con violenza.