Arriva un nuovo bilancio sui morti per Covid in Cina. Le autorità di Pechino hanno riferito di cinque decessi legati al virus nel continente cinese durante la giornata di giovedì 5 gennaio. Il totale delle vittime fornito dal Centro per il controllo delle malattie del Paese asiatico sale così a 5.264. Si tratta, va ricordato, di un computo che tiene in considerazione soltanto le persone morte per insufficienza respiratoria direttamente collegata al Covid. La Cina, infatti, ha recentemente cambiato le proprie modalità di conteggio, pur continuando a considerare i propri dati “trasparenti”.
Intanto anche il Giappone, sulle orme di Stati come l’Italia, la Francia, gli Stati Uniti e più recentemente la Germania, prende le sue contromisure per arginare le nuove varianti. Il Paese del Sol Levante ha imposto nuove misure di controllo alle frontiere per chi arriva dal Paese. In aggiunta ad un test obbligatorio all’arrivo, da sabato 7 gennaio i visitatori dalla Cina dovranno presentare un tampone negativo prima di imbarcarsi verso il Giappone. Lo ha annunciato Fumio Kishida, premier giapponese, in occasione della sua visita nel santuario di Ise Jingu, nella prefettura di Mie.
Bilancio morti Covid Cina, compagnie aeree e aeroporti contro i test ai passeggeri
Proprio ieri, giovedì 5 gennaio, il meccanismo integrato europeo di risposta alle crisi (Ipcr) ha dato il suo suggerimento agli Stati membri dell’Unione Europea, che sono stati “fortemente incoraggiati” a introdurre il test negativo fatto 48 ore prima del viaggio come requisito per lo sbarco dalla Cina. Ma le compagnie aeree rappresentate da A4E (Airlines for Europe) e Iata (International Air Transport Association), insieme agli aeroporti rappresentati da Aci Europe (Airports Council International), non ci stanno e contestano la raccomandazione dell’Ue.
Testare sistematicamente i viaggiatori in arrivo dalla Cina non può essere considerata una misura scientificamente fondata e basata sul rischio.
La raccomandazione agli Stati dell’Ue, spiegano compagnie e aeroporti, risulterebbe in contrasto con la valutazione pubblicata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) lo scorso martedì 3 gennaio. Secondo l’agenzia dell’Ue finalizzata a rafforzare le difese comunitarie contro le malattie infettive, infatti, l’attuale ondata di casi Covid in Cina non dovrebbe avere conseguenze sulla situazione epidemiologica in Europa.
L’European Centre for Disease Prevention and Control ha fatto sapere che “le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell’Ue“: proprio per questo “non rappresentano un pericolo per la risposta immunitaria dei cittadini”.
Covid, le varianti individuate nei tamponi effettuati a Malpensa sui passeggeri in arrivo dalla Cina
Nel frattempo arrivano i primi risultati delle analisi effettuate sui passeggeri che sono transitati a Malpensa dalla Cina e sono risultati positivi. Esiti che non fanno che confermare quanto riferito dall’Ecdc: la variante BA.5.2, già radicata in Europa, è la più diffusa, mentre non c’è traccia della variante Gryphon né tantomeno della sottovariante Kraken, che sta destando molta preoccupazione negli Stati Uniti per la sua infettività. Quest’ultima mutazione del virus, denominata dagli epidemiologi Xbb1.5, avrebbe portato il numero dei casi a “raddoppiare in una settimana”, secondo le testimonianze degli studiosi americani.
I test effettuati a Malpensa rientrano nel lieve aumento dell’incidenza settimanale del Covid a livello nazionale: secondo i dati del ministero della Salute, tra il 23 e il 29 dicembre l’incidenza è aumentata da 207 a 231 casi ogni 100mila abitanti.