Sarà condannato a morte il diciottenne Arshia Takdestan con l’accusa di ‘guerra a Dio e corruzione sulla Terra’. Il giovane, protagonista della protesta antigovernativa che da quasi quattro mesi scuote il paese del Medioriente, era detenuto poiché ritenuto colpevole anche di “crimini su larga scala contro la sicurezza interna e distruzione di proprietà che ha causato grave disturbo all’ordine pubblico, insicurezza e gravi danni alla proprietà pubblica”. L’agenzia di stampa giudiziaria iraniana Mizan ha definito il ragazzo (originario della città di Nowshahr a nord di Teheran), “un leader delle rivolte a Nowshahr”.

La sentenza può essere ancora impugnata: ad averla emessa è il tribunale primario e il secondo giudizio spetterà alla Corte suprema in caso di appello.

Iran proteste, nuova condanna a morte per un diciottenne

Non è il primo caso di condanna a morte in Iran per moharebeh cioè il delitto previsto dalla Sharia iraniana che punisce chiunque ponga in essere un’offesa contro l’Islam. Alla fine del 2022 a causa delle proteste antigovernative, due sono state le condanne eseguite: Mohsen Shekari, 23 anni, giustiziato per aver ferito un membro delle forze di sicurezza, seguita a quattro giorni di distanza da quella di Majidreza Rahnavard, anche lui 23 anni, impiccato in pubblico il 12 dicembre 2022 e accusato dal tribunale di Mashhad (nel nord-est dell’Iran) di aver ucciso due membri delle forze di sicurezza.

La protesta in Iran, scaturita dopo la morte di Mahsa Amini, ha visto anche una ventina di condannati all’impiccagione e numerosissimi feriti.

I dati di Amnesty International su condanne a morte nel mondo

Secondo dati non ufficiali di Amnesty international, la Repubblica islamica dell’Iran è dopo la Cina il Paese al mondo con il numero di esecuzioni capitali più alto: 314 dal 2017, in un Paese dove si è condannati a morte anche per possesso di droga.

Arrivate, pochi giorni fa, anche le condanne emesse contro Mehdi Mohammadi Fard e Mohammad Boroghani, giovani di 18 e 19 anni arrestati durante le proteste anti-governative scoppiate a settembre scorso, Mohammad Mahdi Karmi e Mohammad Hosseini, arrestati dopo essere stati accusati della morte di alcuni membri Basij, la forza paramilitare subordinata, ma non meno violenta, ai Pasdaran.